Recensione dell’album “Il mio modo di ballare” di Paolo Tocco

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Torna Paolo Tocco con tutta la raffinatezza delle sue canzoni. Un album elegante e ricco di poesia. Ma entriamo nel mondo di “Il mio modo di ballare”. Il brano “D’oro e di Pane” è una riflessione poetica, una storia raccontata con maestria, con passione e pazienza. Senza gridare. Sussurrare un grido a cui fa eco la sofferenza, che si nasconde. Si trasforma in forza di volontà. “Da questo tempo che passa” una ballata semplice, ma che porta con se una storia che racconta un passato carico di ricordi. Come guardare oltre, senza smettere di guardarsi alle spalle. Perché il passato è il punto di partenza, per il domani. Essere se stessi, e trovare quella strada che ha il sapore della musica. Pura poesia. La canzone “Come le formiche” è un brano intenso e profondo, un viaggio in immagini che superano il bene e il male, per essere se stessi.  Combattere per le proprie idee, per la propria identità. Una lezione di vita. Non sempre essere felici, equivale a vincere. “Aveva vent’anni” è una ballata dinamica e attraente, saporita e racchiusa nel tempo veloce di una storia da raccontare in fretta. Ricorda le storie in poesia di De Gregori, e le sue atmosfere. “Il magico mondo di un vecchio che sapeva ballare” è una storia con il respiro della ballata e la poesia dei versi, raccontati con quel filo di risentimento per un personaggio particolare, che può sognare, nonostante tutto.  “Nenè” è una lieve poesia, intensa e avvolgente. Una canzone d’altri tempi, con quel suono che entra nelle vene. Un brano che parla d’amore, e lo fa davvero. “Chiodi di pioggia” come una storia raccontata a un bimbo, a un sognatore. Credere al domani, con le sue emozioni. Ai racconti di nuvole fresche e soffici, come neve. “Luna nera” una storia che mette in luce il lato oscuro, la notte che coglie all’improvviso, i segnali di una scelta sbagliata, dell’attimo che cambia tutto. Dei due lati dell’amore, diversi, proprio quelli della luna. E poi ricominciare, ad amare. “11 Settembre” è una struggente ballata, un ricordo di un momento amaro. Un pezzo difficile, soprattutto per la difficoltà di affrontare un tema così intenso e così terribilmente conosciuto. Metafore poetiche e dure allo stesso tempo. “Occhi di cenere” è pure poesia, un viaggio che sta per iniziare. Un viaggio che non vuole finire. “Pezzi di bugie” è il brano che chiude con maestria e metafore che si rincorrono. Una musicalità che spiega la musica stessa. E’ la storia di una vita, ed è la storia di tutte le vite. “Il mio modo di ballare” è un disco da ascoltare e soprattutto da capire. Versi da interpretare ma che colgono appieno il senso della vita, i suoi controsensi. Che affronta paure e ricama momenti di felicità, li rende vivi nota dopo nota. Sicuramente un bel disco, d’altri tempi, si direbbe. Sonorità che incantano, parole che affascinano. Eleganza e bella musica per un ottimo prodotto. Un cantautore che anche questa volta fa centro con un disco imperdibile.

Recensione dell’album “Via di Fuga” di Vincenzo Maggiore

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L’album “Via di Fuga” di Maggiore è intenso e accattivante. Possiede melodie avvolgenti e parole talvolta dure, talvolta più dolci, ma mantenendo sempre un livello poetico molto alto. Il primo brano è “Una sottile punta d’Africa”. E’ un viaggio nell’anima, nelle sue contraddizioni, oltre la natura dell’uomo. Una ballata orecchiabile e intensa. “In segno di protesta” rappresenta la ribelle contrapposizione del bene e del male. La cultura della protesta, del respiro, di tutte le componenti che creano la vita stessa. “Pezze a colori” è una canzone dal suono leggero, che avvolge. Una poesia che scivola tra i versi di una piccola malinconia, nei sogni. E nei ricordi, come, appunto,  pezze a colori. “Parole Sante (cosa vedi e cosa no)” è una ballata che poi è un giro attorno alla natura dell’uomo, di quel resta oltre i discorsi della gente. Di quell’immagine che tradisce la mancanza di un senso. Il brano “Un bacio sul treno” regala le parole che costruiscono un castello di speranze, raccontano una storia sfuggente, ricca di immagini e sensazioni contrastanti quanto poetiche. L’attesa di un sogno, così vicino da poterlo toccare. “Un tempo prezioso: Un brano riflessivo, fatto di pensieri e momenti. Guardarsi dentro e sostenere il proprio sguardo allo specchio, o, almeno, provarci. La certezza che si scopre una sfumatura. Perdere il tempo, e rivalutarlo. Scoprirlo. “Parte unica” è un incantevole brano dalla melodia sognante e le parole profonde. Introspezione e luci tenui, su note leggere, ma forti nella loro intensità. Un incedere che sembra l’attimo poco prima di volare.  “Sotto le scarpe” parla dei passi della vita, i resti di un passato e un futuro che scivolano tra le dita. L’addio che lascia i ricordi a contemplare un’immagine sfumata di malinconia. Un quadro di quello che resta, e di ciò che non si riesce a capire, come un attimo di pausa.  “Via di fuga” è un pezzo soffice e forte, una favola spietata di vita. La ferita e la pace, l’incontro sfuggente con se stessi, proprio mentre si sta sfuggendo via. “Casa mia” è la canzone che chiude il disco. Un brano più ritmico che ondeggia tra folk e pop, tra l’ipocrisia di una cultura e la voglia di cambiare. La certezza che l’ideale potrebbe non essere sufficiente per credere in una svolta.  “Via di fuga” è un album poetico, riflessivo e carico di sensazioni spesso contrastanti ma che evidenziano i passi della vita, la delicatezza dei ricordi e che mettono in luce la passione per la musica e per la vita che permette di crearla. Un bel disco.

Recensione album “Canzoni segrete” dei Tempi Duri

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L’album “Canzoni segrete” dei Tempi duri è elegante e ricco di brani intensi e ben costruiti. L’originalità del disco si percepisce sin dall’intro “Io sono due” che esprime sarcasmo e dinamicità. “Giulietta” è una ballata intensa, carica di poesia e concetti che si insinuano ben oltre le difese della mente. Pensieri in una storia tra amore e amarezza. “Per te” è una ballata che parla d’amore, nelle sue sfumature. Il brano possiede un ottimo sound e un testo che incanta, con un’interpretazione appassionata. Il brano “La sfida” parla di vita, di quello che accadrà. Racconta i punti di vista di una vittoria, se poi di vittoria si tratta. “Illudendoci” è autentica poesia in musica, un brano intenso, profondo con una musicalità attraente ed elegante. “La canzone “L’albero di Jane” è un pezzo particolare, con un suono che ammalia e un testo che fa riflettere. “Hong Kong” ricorda la musicalità della musica cantautoriale italiana storica, è una ballata che sa di fuga, da qualcosa. O da qualcuno. “Mattia” è un pezzo profondo, cupo, che racconta un concetto difficile da raccontare. E il racconto è perfetto, nella sua amarezza. “Con le nostre mani” è un brano pop rock che si lascia ascoltare, anche grazie a un rif coinvolgente e che evoca musicalità internazionali. Il testo e l’interpretazione richiama invece la musica leggera italiana più poetica e intensa. Il risultato è un brano orecchiabile quanto profondo. Una storia in musica. “Babbu meu” è una ballata dal tono struggente. Una favola in epoche antiche. Una bella ninnananna. “Accendi un fuoco nel ghiaccio” è una canzone con un bel ritmo e con un sound accattivante. “Italia – Parte 2” è un brano con uno stile particolare con venature sociali dai toni di misurati e con un discreto sarcasmo. Un bel disco con tante sfumature e tanti punti che lo rendono particolare in tutti i punti di vista.

Questa é la liberazione

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Ragazzi, che si festeggi o meno, consiglierei di riflettere sulla parola liberazione, é triste e fortemente da ignoranti postare e ripostare sui social propaganda di estrema destra o comunque razzista contro i profughi. Molti di loro combattono una resistenza.
Molti di loro sono partigiani, ovvero contrari alla jihad.
Molti di loro cercano una vita normale. Come tutti.
Non é alzando il muro che risolverete il vostro problema.
Il muro é già stata una delle soluzioni proprio al conflitto a cui fa riferimento la festa di oggi.
A che é servito?
Prima di mettere condividi a qualsiasi cagata, ci si informi. Si studi la storia, anche non quella promossa dai libri di scuola. Studiare anche altri storici, altre versioni, se vogliamo. Ma studiamo.
In ogni caso sarebbe utile, per una volta, che le divisioni politiche venissero superate. La liberazione non ha coinvolto solo la sinistra o solo la destra, ma tutti gli italiani. Vittime di un regime totalitario, vittime di un carnefice. La resistenza rappresenta la fine di un momento buio della storia, quale sia la genesi del movimento dei partigiani é poco importante. É servito a creare un movimento contrario, a scegliere di combattere una guerra diversa. E non é mai tardi, quando si sceglie di combattere per la libertà. Proviamo a fare uno sforzo, a metterci nei panni di chi vive sotto un regime, di chi non può reagire. Di chi soffre in silenzio e che i silenzio cerca una via d’uscita. E pensiamo a cosa possa provare una mamma con un bimbo che cerca di attraversare il mare con una barca fatiscente, magari stuprata da gente senza scrupoli, il tutto per donare a suo figlio la libertà. Ecco, questa é la liberazione.

Recensione album “Applausi a Prescindere” di Stefano Vergani

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L’album “Applausi a Prescindere” di Stefano Vergani è un album che racchiude diverse sonorità che attraversano il jazz e incontrano la musica popolare, per poi giungere a un pop gradevole e orecchiabile. I brani sono particolari e intensi. Il primo pezzo è “Guardare le stelle non è come leggere il giornale”, una ballata leggera e profonda, un viaggio nel tempo con parole che incantano e suoni che avvolgono. Forti richiami alle radici cantautoriali italiane. Un racconto appassionato e piacevole da ascoltare. “Regina” è una ballata che parla al pop, passando per un tenue valzer. Una musicalità dinamica miscelata a una racconto ironico, ma non troppo, sulla gelosia e sull’amore perduto tra le sfumature di una storia che ha il sapore di altri tempi. Eppure così attuale. “Incubo Erotico” regala parole intense e cariche di sensualità, tra ironia e voglia di raccontare pensieri. Un sound che rende il pezzo divertente e intrigante. “Primavera in Brianza” racconta di un periodo strano, alla ricerca di un luogo di ricordi, di pensieri. Di sapori dimenticati, o mai conosciuti. Una metafora del tempo e della sua importanza. L’apprezzare l’attimo. Il momento sconosciuto.“Su tutto quello che non sei” ci sono le immagini di una vita ad attendere il momento, che talvolta è quasi meglio non arrivi mai. “Piccola storia volgare” è una storia surreale, consumata di realtà e di immagini sfumate in una cronaca, appunto, volgare. Quanto verosimile. “La bacerò sul viso” è una favola di musica e istantanee tra musica e sapore del vino. “Dove sei finito” è una ballata semplice e complessa. Incantevole e incantata. Svegliarsi e guardarsi intorno. Percepire qualcosa, di intenso. Un sentimento che svanisce, o si nasconde, per essere cercato ancora. “Un’estate all’ombra” è una storia dissacrante, ricca di metafore e di evocazioni di vita, richiamo all’estate e fuga da quelle stesse immagini. La ricerca di se stessi. La voglia di cercarsi oltre i colori del mare. “Applausi a Prescindere” è un disco che richiama atmosfere di una musicalità pop in tutte le sue sfumature. Un mix di tanti generi. Un ottimo compromesso che mette in cima la voglia di far musica e soprattutto di raccontare un mondo con una chiave di lettura nuova e appassionante. Come un cantastorie dei giorni nostri, che usa una lingua che sembra così lontana, da non farci capire che è ancora la nostra. Un ritrovarsi tra le note e le parole. Una ricerca di un nome che poi è il proprio. Un passato che diventa presente e un momento che non smette di stupire. Una storia lunga un album, carica di passione e musica da ascoltare.