Impassibile

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Era impassibile, e impossibile non vederla. I suoi occhi si perdevano nella notte imminente. Abile nel gioco, nel fuoco incrociato. Con le carte giuste poteva ingannare il destino. Ma il velo di malinconia, la tradiva sempre. Implacabile, nella sinuosità delle sue illusioni.

Io non avevo mai smesso di aspettare

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Non potevo fermarti. Il tempo avrebbe coperto le tracce, prima o poi. E anche il bosco più tetro di giorno sembra diverso. Ero fermo in attesa di un treno che non sarebbe mai passato. Guardavo l’alba, senza tuttavia riuscire a vederla. Così il tempo trascorse, i giorni, le notti. Uscii da quella stazione e iniziai a camminare senza meta. D’un tratto notai un ramo scostato, proprio all’ingresso del bosco. Una traccia. Potevo raggiungerti, ma tornai indietro, verso la stazione. E sulla banchina c’era una donna.
“Da quanto tempo aspetti?”
La guardai senza riuscire a dire niente.
Io non avevo mai smesso di aspettare.

La verità

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La verità è altrove, sulle nuvole fradice di intenti, nei bassorilievi dei colori della pelle. Nelle sfumature che compongono un brivido, come le note assiepate tra le righe di un pentagramma, come a darsi coraggio. La verità è uno specchio, disegnato con colori opachi. Un raggio di sole trasversale, di quelli che attraversano il vetro, in un momento inaspettato di un pomeriggio, poco prima del tramonto. Proprio quando sembra più inappropriato. L’istante in cui riesci a vedere da un altro punto di vista, estraneo quasi alle dinamiche degli occhi. La bolla di sapone che esplode e manda in frantumi l’illusione.

Un assaggio del mio romanzo #Lequazione

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TORINO, primo giorno di pioggia – Ore 20.00

Nelle strade deserte, il rumore sordo della pioggia era violato soltanto dalle sirene dei mezzi di soccorso, simili a ululati strazianti nella notte.
La prefettura aveva invitato la popolazione a non uscire di casa. I semafori lampeggiavano agli angoli delle strade e i lampioni si accendevano e spegnevano a causa dei cali di tensione dell’energia elettrica.
Negli uffici della Regione si erano riuniti gli organi tecnici della Protezione Civile per gestire l’emergenza.
Pioveva da più di tre ore, ininterrottamente, e il livello del fiume Po era in continuo aumento.

Parliamo del romanzo “La dodicesima notte” di Teresa Antonacci

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ladodicesimastanza“La dodicesima notte” di Teresa Antonacci è un romanzo delicato, racconta la storia di Alina, una ragazza che viene discriminata per la sua intelligenza. Reagisce a modo suo a un mondo che sembra andare troppo lento per lei. Si innamora così di un uomo che sa capirla: Nicola. Un uomo però molto più grande di lei. Emerge così la cattiveria del paese, gli sguardi ostili, che non fanno che peggiorare l’emarginazione di Alina, fino a costringerla a fuggire con la sua madre. Il mondo sembra crollarle addosso, poi qualcosa cambia e per Alina si riapre la possibilità di tornare a sentirsi davvero se stessa. Già, perché è proprio questo uno dei nodi più importanti del romanzo: accettarsi. Spesso l’omologazione spinge alle corde chi in qualche modo è diverso, seppur inconsapevolmente. Nessuno infatti riesce a diagnosticare il vero “male” di Alina: la sindrome di Asperger. Una forma di autismo, o meglio che fa parte dell’ampio spettro dell’autismo. Teresa racconta questo mondo in punta di piedi, mettendo il primo piano Alina come donna e mai come “paziente”. Sono ben narrati i modi di pensare del paese e della città, i diversi modi di vivere, mantenendo un punto di vista neutrale. Senza giudizi. Alina vivrà il più grande degli amori possibili. Diventare mamma. E proprio questa nuova esperienza la renderà nuova. Pronta ad affrontare un’altra grande sfida. Capire se stessa. Un romanzo che taglia come un bisturi. Senza fare rumore. I segni di questo racconto sono però destinati a rimanere a lungo.

Parliamo del romanzo “La coperta corta” di Ismaela Evangelista

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wp-1475097743411.jpg​La coperta corta é un romanzo forte. Le immagini raccontate entrano nelle viscere. Scavano dentro, evocando il peggiore scenario che la mente possa immaginare. La violenza su un bambino. La protagonista é ormai donna, ma una parte di lei é morta molti anni prima. É sociopatica, sa mentire in modo magistrale e il suo mestiere le permette di nascondere la sua vera indole. É un’infermiera che si occupa di degenti anziani e con diversi problemi, spesso alla fine della propria vita. Proprio il lavoro le fa incontrare un ragazzo che in qualche modo smuove il suo stato di apatia, é il figlio di un degente. Proprio lui le chiederà di assistere il padre a casa, un amorevole vecchino che un giorno la chiama “principessa Grace”. Proprio come la chiamava l’uomo che anni prima aveva abusato di lei. É un incubo che per lei ritorna. Ma é anche l’occasione che sognava. La vendetta. La coperta corta racconta un dramma visto dall’interno, il materializzarsi di un male che non vuole lasciare andare. Una piovra i cui tentacoli non le permettono di vivere e provare emozioni. Rabbia, sconforto, emozioni e colpi di scena si susseguono senza sosta fino all’ultima pagina.