Imperfezioni

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Soltanto il gesto di posare la puntina sul disco di vinile aveva qualcosa di magico, quel fruscio unico che accompagnava il tuo brano preferito. E quel suono pulito, che arrivava fin dentro l’anima. Spesso il disco si incantava, perché quelli che ascoltavi di più si rovinavano anche prima. Ci sono dischi che sono diventati parte di noi, con tutte quelle imperfezioni, quelle sbavature, regalando quel senso di onnipotenza. Perché la musica, quella vera, é così. Soltanto poche tracce, ma in quelle c’era tutto il mondo che ti serviva. Esattamente come lo immaginavi.

Dignità

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​In viaggio, con poche certezze tra le mani. Quel che resta della dignità. Una fetta di speranza, da usare con prudenza e solo nei casi di estrema necessità. Il mare sa essere crudele, mai quanto gli uomini. Lungo la strada si perde tutto. E si fa in fretta a cambiare. Vorrei non dimenticare gli occhi che avevo, perché oltre il deserto c’è qualcosa di più grande. Qualcuno prega, qualcuno piega in silenzio un foglio di carta, come per cancellare per un attimo la propria identità. Ma la vita è più forte, a volte più del mare. Sa essere feroce, anche nella sua ingiustizia. Chissà se un giorno questo viaggio finirà e potrò di nuovo incontrare i miei occhi, persi. Se potrò ancora guardarli. E restituire loro quel che resta della dignità.

La distorsione

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C’è una forma di teatralità anche nella reiterazione degli errori, una distorsione degli eventi. Come se in questi tempi di pensieri così veloci da diventare inafferrabili, ci fosse una lente invisibile, incapace di mettere a ferro e fuoco le vere ragioni di una tale fragilità culturale. Questa é un’epoca di eccessi, di paure esorcizzate da paure ancora più grandi, in cui non sembra esserci più nulla da difendere, se non un confine che esiste solo e soltanto nella nostra mente. Ci han cresciuti dicendo che siamo tutti uguali, ma che é meglio avere paura di chi é diverso. E sembrano così labili i castelli creati per rinnegarlo. Sui nostri libri di storia il male é stato colorato con sfumature tenui, così dal renderlo meno spaventoso. Così non riusciamo ad ammetterlo che l’estremizzazione della cultura del diverso sia davvero spaventosa, perché impone nuovi paletti e non consente di capire fino in fondo che la differenza può diventare un valore aggiunto. E questo, una cinquantina di anni fa, lo sapevano i tedeschi e gli italiani, così hanno sfruttato le abilità e le capacità di un popolo, fino a quando hanno deciso che non serviva più, che doveva essere annientato per una ragione più grande. Per una cultura superiore. C’è una forma di teatralità nella reiterazione degli errori. La distorsione degli eventi fa sentire tutti così, culturalmente superiori.

La polvere

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​Il giorno della memoria, una memoria consumata, rovinata dalle strade tortuose, dalle verità create ad arte. Dalle lacrime mai versate, la cenere, la polvere e quel male che non vuole mai svanire davvero. Il filo spinato non ci lascia uscire. Siamo anime dannate, condannate a dimenticare. Un numero, mai più un nome. Storie, le stesse, a ripetersi e ingannarsi. E noi, distratti, a far finta di vivere.

C’era una casa.

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C’era una casa, al limite del bosco. Era abbandonata a se stessa. Le foglie la nascondevano al mondo, ma non agli occhi di una donna, che aveva paura del suo sguardo riflesso sulla superficie dell’acqua. Faceva freddo quando si incontrarono. E c’era la luna. Si parlarono appena, ma si capirono in un attimo. C’era una casa, al limite del bosco. E ora aveva due occhi chiari.

Mi chiedo.

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​Mi chiedo come sia possibile un tale livello di contrapposizione su ogni tipo di argomentazione, dai temi più seri fino ad arrivare alla presenza o meno del pecorino nella carbonara, per sfociare nel fanatismo. Ecco, di fronte a questo spettacolo si perde un pó la voglia di credere che il confronto serva poi a qualcosa. Senza rispetto é e resta solo contrapposizione. E questa non credo sia politica seria. La politica dovrebbe essere anche, e soprattutto, buon senso.

Imparerei

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Imparerei dai silenzi, se soltanto non avessi voglia di urlare. Mi prenderei cura degli spazi, se dentro di me ci fosse più ordine. Ci sono fogli per terra, sogni ancora appesi ai muri. Stanze vuote e altre stracolme di roba che non userò mai più. C’è la musica che avvolge ogni cosa. E a lei i silenzi, non sono proprio mai piaciuti.

Parlano tutti

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​Parlano tutti. La fobia dilaga. Il caso Rigopiano rappresenta molto probabilmente una sovrapposizione degli effetti di più cause: sisma, neve e negligenza amministrativa. Vorrei sentir parlare più spesso pianificazione e la difesa idrogeologica non solo in queste fasi concitate in cui, diciamolo, é praticamente inutile farlo. Questa é una fase di emergenza, in cui si agisce su un evento ormai già accaduto. É compito della Protezione Civile, quindi di tutte le sue componenti, quello di gestire questa fase, mettendo in campo tutte le risorse competento necessarie. Non servono allarmismi e le notizie inventate e nemmeno teorie senza alcuna base. La speranza per il futuro é che l’esperienza aiuti tutte le componenti della macchina a non commettere più gli stessi errori.