Hai scelto di scrivere un libro in un mercato ormai saturo. Perché?

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Hai scelto di scrivere un libro in un mercato ormai saturo. Perché?

Io credo che tutti abbiano il diritto di scrivere, di esprimere i propri pensieri. É il bello della libertà. Credo sia una cosa ben diversa pubblicare un libro. In un mondo stracolmo di libri, io me lo chiedo sempre perché i lettori dovrebbero scegliere di leggere proprio me. E io questa risposta proprio non ce l’ho. É pieno di scrittori che si dichiarano i migliori, di editori che affermano di non avere rivali. Lo sapete, io provengo dalle esperienze dei primi blog, delle canzoni costruite pianoforte e voce, questo perché a me emoziona emozionare chi sceglie ascoltarmi. Chi mi da fiducia, insomma. Credo di aver scelto di scrivere un libro proprio oggi perché ho ancora fiducia nei lettori. Nella loro capacità di sentire, nel senso più profondo di questa parola. Di non lasciarsi fottere da chi urla più forte, da chi pretende di vendere carta straccia. Io, così come l’editore che ha scommesso su di me, ho scelto la strada più difficile. Quella che corre lontano dai riflettori pagati a peso d’oro, dalle élite di associazioni di scrittori che si acclamano tra loro. Io credo nei lettori, che poi spero siano come quelli che mi hanno ascoltato quando timidamente cantavo le mie canzoni da un palco, o che leggevano i miei post intimi e segreti. Certo, questo nuovo romanzo è qualcosa di diverso, ma posso assicurare che racchiude molto di me. Seppur descritto con parole diverse. Ho scelto di scrivere provando a creare qualcosa di nuovo: un libro come quelli di una volta.

Ho pensato alla pioggia

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Ho pensato alla pioggia, alle incessanti gocce che riportano la vita. Come lacrime che spostano il dolore più in là, la rabbia oltre il confine tra pace e terra. Le luci stroboscopiche di una fuga in levare. Alzare gli occhi e prendere il tempo. Un ritmo incessante, un lampo oltre il paesaggio conosciuto. Tutto sembra diverso, nel momento stesso in cui cambia la scena. Dietro alle quinte c’è un mondo fatto di sfumature nuove. L’attesa del primo passo, quello che porta oltre le tende rosse. Quella lieve paura che porta il coraggio a nascondersi. E poi c’è quella sensazione che torna all’improvviso. Quella che porta a fare il secondo passo. E il terzo. Tutto diventa naturale, come la pioggia.

 

Perchè Klimt?

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Perché Klimt?

Gustav Klimt è stato un artista controverso che ha vissuto in un momento storico complesso. Molto amato anche da Hitler, per intenderci. Mi affascinava il modo in cui gli artisti come Klimt sono riusciti in pieno nazismo a comunicare i loro pensieri. E mentre fuori i libri venivano bruciati, i dipinti hanno superato intere epoche. Questo per un solo motivo: molti apprezzano quei lavori, pochi erano in grado di capirli. Un vero e proprio codice nel codice. E poi, Klimt è stato il presidente di un’organizzazione della Secessione Viennese, un mondo artistico, misterioso, carico di simbolismi, parallelo a quello canonico dell’Accademia. Insomma, un uomo controverso sia da un punto di vista artistico che personale. Le sue opere non sono solo bellissime, ma sono dei veri e propri contenitori di sensazioni e atmosfere di quel momento storico, del quale conosciamo sicuramente solo una piccola, piccola, parte.

Inchiostro

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Ricordo bene le parole di alcuni parenti.
Lascia stare.
É inutile.
Non porta a niente.
Fai cose più utili.
Ricordo il mio sguardo perso nel vuoto.
L’inchiostro.
Il fruscio della penna sul foglio.
Il bene e il mare dentro.
Il male contro il male.
La rabbia.
Tutto è iniziato cosí.
Ma le parole a cui voglio credere,
sono solo le mie.

Promemoria

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Promemoria.
Della memoria che manca.
Luce soffusa.
Parole troppo calde.
E innescare un discorso,
ma è tardi.
E forse ho paura.
Un biglietto del treno.
L’odore del treno.
Ogni cosa evoca,
senza ricordare.
L’ora d’aria.
Fuori dai confini,
disegnati da un bambino.
Un rumore lento.
Binari.
Scambi.
Volti.
Luoghi improvvisati,
poco prima della stazione.

La Macchina del Silenzio: il racconto di un mondo che è stato alterato

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La #MacchinadelSilenzio è un romanzo che racconta un mondo che sembra alterato, come è nata l’idea?

Come molti sanno, questo romanzo nasce dalla necessità di completare la storia nata con L’Equazione. Il mondo alterato non è niente più di quello in cui viviamo. Le paure, le guerre. I compromessi. I personaggi sono spesso complessi e contorti come lo siamo tutti noi nelle diverse fasi della vita. La scienza, la storia e soprattutto la religione sono stati per secoli veicoli utilizzati dall’uomo per strumentalizzati a seconda delle necessità di quel particolare momento. E quindi, chi può dirci che osservando la vita del nostro pianeta non esista un disegno all’interno del quale noi non siamo altro che un qualcosa di necessario, solo in questo momento della vita del nostro pianeta? L’uomo ha imparato molto, tuttavia conosce solo una parte infinitesimale della realtà che lo circonda. E questo è un dato. La cosiddetta verità é un luogo ancora molto lontano da noi. É questo il tema.

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La narrazione serrata de #LaMacchinadelSilenzio

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Nel tuo romanzo la narrazione è serrata, i luoghi e le scene si rincorrono a una velocità sfrenata. I personaggi sembrano anch’essi vittime di questo vortice. Cosa ti ha spinto a questa scelta narrativa?

Lo stile narrativo è sempre una scelta. Questa è una storia moderna, che vuole e che deve affacciarsi al futuro. E il mondo in cui viviamo e in cui ragionevolmente vivranno i nostri figli sarà sempre più maledettamente veloce. Nel raccontare uno scenario simile è inevitabile fare affidamento a una narrazione che metta in scena l’ansia che abbiamo, quasi di voler combattere il tempo. Governarlo, prima che sia troppo tardi. Lo schema narrativo è quello cinematografico, in particolar modo utilizzato nelle fiction d’azione di nuova generazione, per citarne qualcuna: #Personofinterest, #Blindspot, #TheBlacklist e potrei andare avanti per ore. Ho cercato di unire le tecniche comunicative della rete con la narrativa. Due mondi che sembrano lontani, ma che non lo sono affatto.

#LaMacchinadelSilenzio
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Gelido

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É un vento gelido,
quello che mi fa perdere l’equilibrio.
La dinamica dell’istante perfetto.
Il passo più lento,
per ritrovare il ritmo dei propri pensieri.
Guardare da lontano la scena.
Osservare gli sguardi degli attori.
Sentire il tessuto delle sedie in platea.
Vedo un mondo sanguinario,
chiuso tra quelle pareti.
Mentre io amo il vento.
Anche quando è gelido.

Chiesa di San Girolamo e Vitale a Reggio Emilia 

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A Reggio Emilia esiste una chiesa che viene aperta al pubblico una sola volta l’anno. Si chiama Chiesa di San Girolamo e Vitale. Ho scelto questa ambientazione per #LaMacchinadelSilenzio per una sua importante caratteristica: La Scala Santa. Una riproduzione della Scala del Tempio di Salomone. Ecco alcuni suoi particolari.