Venti anni fa

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Venti anni fa, il mondo cambiava.
Almeno per quanto riguarda il nostro rapporto diretto con la storia.
Da allora abbiamo assistito alla scrittura di intere pagine di una storia, passata attraverso schermi sempre più piccoli e portatili.
Abbiamo sentito addosso come quella storia potesse condizionarci con il solo peso di un’immagine.
Come se quel giorno avesse reso più vero tutto quel sangue, che i libri di storia ci avevano solo raccontato.
E forse proprio in quello stesso momento abbiamo iniziato a capire a quanto sia importante scrivere della storia.
Quanto sia importante farlo con lucidità.
Quanto sia difficile farlo guardando solo delle immagini.
E, infine, quanto sia importante il lavoro di chi si reca nei luoghi più pericolosi, per raccontare.
Venti anni fa, cambiavamo noi.
In un misto di paura e curiosità.
Di ignoranza e finta conoscenza.
Di sogni e incubi.
Venti anni fa comprendevamo quanto si possa anche uccidere,
nel nome di un dio.

La casa di carta 5, ecco cosa ne penso.

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La Casa di Carta è una moda.
Probabilmente potrebbe tutto racchiuso in questo concetto.
La quinta seria, che altro non è se non il continuo della seconda, che già era una lontana parente della prima, non mi ha convinto.
La trama è scadente.
Tutto è eccessivo.
Le emozioni vengono ripetutamente spiegate e contestualizzare.
Troppe scene eccessivamente inverosimi.
Al netto di una narrazione che sicuramente funziona e attrae, c’è poco altro.
Vedremo il finale, con la speranza che possa quantomeno rialzare la media.

#lacasadicarta

24, seconda serie.

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Vi avevo già parlato della prima serie di #24, serie che vede 24 puntate, ognuna delle quali racconta un’ora di una storia che si svolge, appunto, durante un periodo di tempo di 24 ore. Nel raccontarvi la prima serie, vi avevo evidenziato una serie di criticità, come la presenza di alcuni rallentamenti nella narrazione. Nella seconda serie queste criticità non ci sono e la narrazione sfiora la perfezione. Seppur rimanendo una storia con moltissime forzature ed esagerazioni, alcune davvero eccessive, la storia appare scorrevole e gradevole. L’attore principale Kiefer Sutherland si dimostra anche in questo caso molto capace, così come gli altri attori, in questo caso soprattutto Carlos Bernard e Reiko Aylesworth. Meno convincente la recitazione di Dennis Haysbert in un personaggio,  quello del Presidente degli Stati Uniti, che non emerge mai abbastanza, soprattutto visto il ruolo rilevante che ricopre.
Nel complesso la serie è veloce, intrigante e toglie il fiato nel rincorrersi di colpi di scena.
#serietv

Riprenditi i tuoi occhi

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Scopri il tuo viso,
non sarà il freddo a cambiarti.
Né questo vento,
che spazza via tutto.
Guardala in faccia,
questa voglia di urlare.
Di rialzarti da terra,
di riprenderti i tuoi occhi.
Nascosti dietro vetri oscuri.
Celati dentro i tuoi addii,
Persi nelle favole sporcate,
Vivi nei riflessi di una luna stanca,
in un mare che, in fondo,
non ti conoscerà mai.
Come hai imparato a fare,
di fronte a quello specchio,
che mostra il tuo viso.
E svela i tuoi occhi.

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Un po’ di me che si inganna

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Grandine,
ogni colpo, un po’ di me che si inganna.
Il tempo non curerà le ferite,
di un mondo che ride di sé.
Piove più forte,
senza bagnare alcuna lacrima.
Farà freddo dopo,
quando il vento non ti raggiungerà.
E sarà un mondo diverso,
ma riderá lo stesso.
Una freccia scoccata,
in direzione di un posto lontano.
Grandine,
ogni colpo fa più male.
E dove ripararsi,
nelle radure dell’anima.
Dove raggiungersi,
in quell’attimo sospeso.
Tra cui sei,
e chi vorresti essere.

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24, cosa penso della prima serie

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La prima serie tv #24 è datata 2001 e per tanti versi si vede molto quanto il mondo, almeno dal punto di vista tecnologico, sia cambiato. Il format attrae molto per la narrazione, ancora molto attuale. Ogni puntata racconta ciò che avviene in un’ora, l’intera serie si svolge pertanto in 24 ore. Il protagonista è Jack Bauer, interpretato da Kiefer Sutherland, che ho molto apprezzato in una serie tv molto più recente: Designated Survivor. La storia è molto intricata e a causa della struttura complessa si ritrova in diversi punti, inevitabilmente, a rallentare. Il punto di forza della narrazione presenta in questi ambiti qualche elemento di criticità. Bisogna anche considerare che dal 2001 a oggi anche la narrazione in serie come questa è molto cambiata, oggi verrebbe sicuramente raccontata in modo diverso, tuttavia la serie è gradevole e coinvolgente, nonostante le esagerazioni e le forzature necessarie per rendere più solida la struttura. Essendoci ben 9 serie, sono curioso di sapere come questi aspetti siano stati gestiti con lo sviluppo delle diverse tecnologie. Ma sono fiducioso.

Sangue e ossigeno

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L’inchiostro mi lacera,
brucia e la pelle ascolta.
Le luci della sera,
sotto i tacchi di chi si è perso.
L’alcool accarezza il mio stomaco,
so che domani farà male.
Ma stasera la musica è più forte.
Tremano le mani,
le immagini girano.
Ho perso il controllo,
ma vedo ogni sfumatura.
L’inchiostro mi serve,
come il sangue e ossigeno.

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Una felicità semplice, di Sara Rattaro

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Una felicità semplice è un romanzo che racconta una storia d’amore diversa, il cambiamento di una donna, che però non riesce a farlo mai davvero, perché quell’amore è ancora lì, accanto a lei, anche se, in realtà, non potrà più tornare. È la storia di un uomo che si innamora proprio di quella donna, di quella figura che sembra essersi persa dentro se stessa e in un amore dal quale non vuole liberarsi.
È la storia delle scelte, di quello che ci possono portare a diventare. O che ci possono far perdere per sempre. Una storia di rinascita, nonostante tutto. Una storia d’amore, perché l’amore è tante cose. Tutte quelle che ci rendono ciò che siamo.

Se così fosse

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Anche se così fosse,
che il tempo ci cambia.
Che la pioggia non basta,
a dimenticarci,
di ciò che siamo stati.
Che il tempo ci avrà insegnato,
che i piedi sono radici,
che si cibano di cose vere.
Acqua.
Terra.
Aria.
Io non ci crederei.
Ma la verità ti fotte.
È uno specchio e doppio fondo,
Un film in bianco e nero.
Una pellicola che brucia.
Anche se così fosse,
il tempo avrebbe fatto il tuo corso.
E resi il cinismo,
che ci ubriaca di colori distorti.

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