Recensione libro “I segreti del linguaggio del corpo” e intervista all’autore Marco Pacori a cura di Amelia Tipaldi e Daniele Mosca

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“I segreti del linguaggio del corpo” di Marco Pacori è un libro che con una assoluta semplicità svela principi complessi del comportamento degli uomini. Il testo è suddiviso per aree che man mano accompagnano il lettore alla scoperta dei segreti del linguaggio del corpo. Si inizia con una panoramica per scoprire le ragioni scientifiche, i principi di funzionamento del cervello e in particolar modo della parte che da origine ai segnali: l’amigdala. Nel libro vengono spiegati concetti importanti come lo spazio prossemico, quello spazio che nel dialogo tra due persone varia in funzione della tipologia di rapporto ed è minore quanto più il rapporto è stretto e come imparare a osservare i comportamenti per capire il significato dei segnali non verbali. Ci sono numerosi esempi visivi che descrivono come cogliere i segnali dal primo incontro, dal modo di camminare allo sguardo, dalla stretta di mano alla postura dell’interlocutore, poiché ognuna di queste gestualità può determinare e specificare le intenzioni, come quelle di voler delimitare il proprio territorio, analizzando le similitudini con il comportamento degli animali. Man mano che la descrizione di questi segnali prosegue, si entra sempre di più nei meccanismi cerebrali che hanno luogo durante il dialogo, raccontato con semplicità come individuare principi di ansia, paura o fastidio, fino a quelli di piacere, attenzione e interesse. Ma la cosa più importante è la correlazione sulle modalità di utilizzo come regolatori della conversazione stessa per renderla più piacevole e per rendersi maggiormente attraenti. Viene evidenziata l’importanza delle sfumature dei segnali inviati durante il dialogo, poiché dietro queste si nascondono i pensieri e le opinioni dell’interlocutore. L’analisi di tutte queste informazioni porta il terrore a cercare di capire qualcosa che a suo modo appare affascinante: la menzogna. E’ un po’ il fulcro del libro, quello in cui si spiega come mettere in pratica gli insegnamenti per svelarle, semplicemente con l’osservazione. Questo libro è un viaggio nella psicologia dell’uomo, nelle sue reazioni più elementari, eppure fondamentali per i rapporti sociali in cui ci si deve relazionare. Esempi concreti, come l’utilizzo di queste tecniche a scopo terapeutico, come da parte di uno psicologo o medico, agenti di polizia, maestri, fino ai semplici discorsi tra persone comuni. Ogni movimento del corpo racconta dei segreti, anche a se stessi. Questo libro racconta con disarmante semplicità la tecnica e la possibilità di utilizzo dei segnali non verbali ed entra nel merito delle varie tematiche con dovizia di particolari e con esempi concreti. C’è un mondo in ogni aspetto descritto in questo testo, l’insieme permette di vedere il prossimo come una miniera di gesti che normalmente non riusciremmo a notare e ad ampliare la comprensione dei messaggi che gli altri inviano, pur senza esserne coscienti. Un testo intrigante e interessante, adatto a tutte le tipologie di lettori. Scritto in modo comprensibile e scorrevole, con le illustrazioni che aiutano nella spiegazione. Assolutamente da leggere.

Abbiamo posto alcune domande a Marco. Ecco l’intervista.

Capire in anticipo quello che pensa il proprio interlocutore sicuramente porta notevoli vantaggi ma a volte non sarebbe meglio non saperlo?

C’è un’unica relazione in cui é consigliabile tenere alcune informazioni per sé:  il rapporto di coppia. In questo contesto venire a sapere dei sentimenti o di dettagli sessuali di un legame precedente potrebbe ferire. Così, in questa situazione potrebbe rivelarsi svantaggioso leggere nel comportamento dell’altro, specie se la lettura avviene in modo superficiale o riduttiva.

L’interpretazione dei segnali del corpo va fatta, infatti, all’interno di un contesto: se ad esempio, riferendoci all’esempio sopra, notiamo che il nostro partner si passa la lingua sulle labbra (un segno di piacere) quando vede la foto di un ex, potremmo provare gelosia ritenendo che provi ancora dei sentimenti. Tuttavia, potrebbe averlo fatto solo perché questa persona le ha risvegliato un ricordo piacevole e non perché attualmente ne sia ancora innamorata.

Negli altri rapporti interpersonali é invece auspicabile capire cosa passa nella mente dell’altro e se quello che dice coincide con ciò che pensa.

Dopo avere riconosciuto le proprie emozioni e’ possibile mascherarle?

Se proviamo un’emozione questa innesca una reazione immediata e istintiva; questa reazione provoca una determinata espressione del volto e dei  movimenti del corpo (come un sollevamento delle spalle nella paura o una contrazione delle mascelle nella rabbia). Possiamo cercare di inibire queste manifestazioni, ma qualcosa trapela comunque: in questo caso, assisteremo ad una microespressione (un atteggiamento che compare sul volto per circa 1/25 di secondo) o ad un’espressione soffocata (che dura più a lungo, ma l’espressione é solo parziale).

I neonati hanno da subito la capacità di riconoscere le espressioni sul volto della madre? Quando perdiamo questa capacità?

La ricerca e le osservazioni sullo sviluppo e sull’acquisizione delle abilità sociali hanno dimostrato che queste insorgono molto precocemente; La ricerca scientifica lo dimostra chiaramente. Ad esempio, Tiffany Field assieme ad altri colleghi ha notato come i neonati prestino una maggiore attenzione visiva quando un volto cambia espressione, suggerendo così implicitamente che questi ultimi sono in grado di discriminare la mimica facciale poco dopo la nascita. Inoltre, Charles Nelson con precise misurazioni ha appurato che i neonati sono in grado di distinguere una faccia arrabbiata da un volto felice. Mikko PeltolaJukka Leppänen e altri studiosi, dal canto loro, hanno appurato, registrando l’attività cerebrale, che i bambini di sette mese sono in grado di cogliere la mimica facciale della paura.

Queste capacità aumentano con l’esperienza; decrescono però con l’invecchiamento in linea con la perdita di altre abilità cognitive e questo ha inizio attorno ai 50 anni. Il declino é attribuito al fatto che una struttura essenziale nel riconoscimento delle emozioni (la corteccia prefrontale) si deteriora con l’età molto più rapidamente di altre regioni cerebrali.

Questa perdita di “acume” non riguarda solo le espressioni facciali, ma anche gesti, posture, movimenti del corpo e caratteristiche vocali delle emozioni e sembra riguardi più le emozioni negative (come rabbia, tristezza, paura e disgusto) che quelle positive (felicità, entusiasmo, ecc.).

Probabilmente conosce il telefilm Lie To Me, in cui il protagonista è capace di usare le tecniche descritte sul libro fin quasi all’esasperazione. Fino a che punto queste tecniche sono utilizzabili dal punto di vista scientifico, o nel merito di una indagine? Qual è la massima attendibilità che si può raggiungere?

Lie to me ha come consulente scientifico Paul Ekman, la massima autorità nello studio delle espressioni facciali; tuttavia é fiction e come tale deve innanzitutto destare l’attenzione e la curiosità dello spettatore. Ne é derivato così un compromesso in cui alcune conclusioni di Cal Lightman  (protagonista principale del telefilm) sono verosimili; altre sono molto enfatizzate. Nel riconoscimento della menzogna tutti gli studiosi sono d’accordo su un punto: i segnali, per lo più non verbali, su cui ci si basa, sono indizi, non segni inequivocabili di bugia. In alcune puntate sembra che invece sia possibile, non solo di dare un’interpretazione certa, a partire da un solo comportamento o espressione facciale, ma che da questa si possano trarre tutta una serie di conclusioni all’apparenza logiche e coerenti: questa però non é scienza, ma intuizione.

In ogni caso, tecniche di questo tipo (il riconoscimento delle micro-espressioni facciali, alcuni segnali del corpo e degli indizi linguistici) vengono utilizzati dall’FBI o dall’Interpool per distinguere la verità dalla menzogna e con un buon grado di attendibilità. Naturalmente, non basta: é necessario che questi indizi vengano suffragati da prove concrete.

Un esempio di come il linguaggio del corpo possa rivelarsi utile nelle indagini criminali ci viene da una ricerca degli  psicologi Stephen Porter e Leanne ten Brinke.

Questi studiosi, analizzando il comportamento non verbale dei familiari di persone scomparse in 78 appelli diffusi in TV hanno scoperto che chi parlando del proprio congiunto esprimeva, anche per qualche istante, un’espressione di disprezzo e un ghigno molto probabilmente era responsabile della sparizione. Prendendo come spunto questa scoperta ho esaminato numerose interviste di Sabrina Misseri e Salvatore Parolisi in relazione alla morte di Sarah Scazzi e di Melania Rea. In entrambi i casi, riportando la mia analisi e le conclusioni nel mio libro “Il Linguaggio della Menzogna” ho rilevato nella prima micro-espressioni di disprezzo e rabbia parlando della cugina e disprezzo e un sorriso mal celato nel secondo quando raccontava della sparizione di sua moglie Melania.

Secondo lei in politica è possibile che il segnale non verbale possa essere utilizzato per ampliare il consenso mediatico tramite le televisioni?

Si vocifera che Obama,  il presidente americano, abbia usato in modo intenzionale particolari  gesti e comportamenti per indurre l’elettorato a scegliere lui. In ogni caso, é ormai risaputo che politici e manager “vanno a scuola” di linguaggio del corpo per migliorare la propria immagine, saper comunicare in maniera più efficace e soprattutto persuasiva.

E’ quindi difficile vedere un politico durante un dibattito o un confronto in TV fare segnali negativi, come chiudere le braccia, incassare la testa fra le spalle o assumere posture raccolte: tendono infatti a parlare esponendo i palmi delle mani verso l’alto in segno di onestà e franchezza, a sorridere spesso, a stare con le braccia distese e aperte, a toccare e stringere le mani di chi li va ad ascoltare ai comizi (un comportamento molto accattivante).

La credibilità e la sincerità sono valori giudicati molto importanti dall’elettorato.

Al riguardo, vale la pena di citare l’esito di una recente indagine condotta dagli psicologi

Eryn Newman  Maryanne Garry, Daniel Bernstein assieme ad altri colleghi.

Questi studiosi hanno dimostrato che basta la presenza di un’immagine (anche non pertinente) a fianco di un politico mentre fa i suoi proclami per aumentare la supposta veridicità di quello che dice: un “trucco” tanto semplice quanto efficace!

In che modo i supporti tecnologici possono diventare delle barriere? Sono in grado a lungo termine di modificare la comunicazione non verbale tra le persone?

Telefonini, chat, social network limitano molto il contatto diretto: é inevitabile quindi che anche la comunicazione cambi: ad esempio, si é stimato che é più facile mentire con un sms, tanto che c’é una tendenza piuttosto diffusa a “raccontare” frottole (anche parziali) con questa tecnologia.

Il fatto che l’interazione non sia immediata non significa però che manchino dei messaggi non verbali.; solo che sono di tipo diverso. In uno studio Joseph Walther e Lisa Tidwell hanno rilevato che un email suscita un effetto diverso in rapporto a quando viene mandata. Se riguarda il lavoro e viene spedita la sera o di notte da l’impressione che chi la invia sia una persona sicura di sé; per contro, se é un messaggio amichevole il mittente appare più dominante se la spedisce di giorno.

Anche il tempo di risposta ha il suo peso: una comunicazione di lavoro viene percepita in modo più positivo in orario d’ufficio se é breve; mentre, infastidisce se lo stesso accade di notte. Le cose si ribaltano nei messaggi fra amici: se uno risponde la notte da l’idea di essere cordiale e empatico.

a cura di Amelia Tipaldi e Daniele Mosca

Il tuo nome

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Non tutto si può spiegare, non a tutto si può dare un nome. Ma quando le corde del pianoforte vibrano. La musica. Si riesce a sentire. Dall’emozione, nasce l’emozione stessa. Si imprime sugli spartiti, sui muri. Negli sguardi. Nei piccoli gesti quotidiani. Nello sfiorare un sogno, e nel vederlo sfiorire. A non tutto si riesce a regalare un nome. Ma il tuo, ha più forza di ogni altra parola. Ecco l’amore cos’è.

Presentazione del mio romanzo “L’Equazione – Ogni cosa, verrà svelata”

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Per chi non fosse riuscito a passare a vedere la presentazione del libro, qui potrà trovare i contributi video: http://www.lequazione.it/index.php?option=com_content&view=article&id=64:presentazione-qlequazione-ogni-cosa-verra-svelataq-archimede-settimo-torinese-20-06-2013

Inoltre ecco i link per ascoltare il podcast della mia intervista al programma “I love Radio Flash”: http://www.radioflash.to/programmi/iloveradioflash/

E il link all’intervista rilasciata al portale “Atom Heart Magazine”: http://www.atomheartmagazine.com/daniele-mosca-presenta-il-suo-nuovo-libro-lequazione-intervista/13020

Per chi vorrà contattare l’editore Hogwords per richiedere il libro, ecco i contatti!

pgt2011@tiscali.it, tel. 0121-212454, 3383229758.

Presentazione L’Equazione e Anna su Radio Flash

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Stasera sarò in onda su Radio Flash (97.6 fm a Torino e in streaming sul sito http://www.radioflash.to/) per presentare “L’equazione”, il singolo “Anna” e le attività di Causaedeffetto.it!

Non mancate!

Aggiornamento: Per chi ha perso la puntata, ecco dove trovare il podcast di Radio Flash http://www.radioflash.to/podcast/

Luoghi

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Mi aggiro tra ombre e riflessi, luci chiare e luoghi oscuri. Fuggo. Qualcuno in lontananza cerca un bacio. Qualcuno spara. Ancora luci, più intense. L’incanto svanisce, lo schermo è lontano. E io, sono la maschera.

Recensione album “Believe it” di Ila & The Happy Trees

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Melodie frizzanti e una musicalità avvolgente sono le caratteristiche principali delle canzoni di Ila & The Happy Trees. Un disco ricco di pezzi che conquistano sin dal primo ascolto. “Believe it” è una ballata raffinata ed elegante, accompagnata da melodia semplice e armoniosa e guidata da una una voce che ammalia. “TU generico” è brano che racconta l’ipocrisia, gli occhi nascosti dietro un volto che finge un sorriso. Una guerra quotidiana, che un sorriso può placare. Un invito a sognare ancora. Il brano “Sun” possiede un sound che riecheggia tra i violini e una voce sognante, intensa, profonda. Che emoziona. Una leggera malinconia si muove nell’aria, contrastata da un vento che rinasce, che fa guardare oltre la siepe. Un suono che racconta un mondo nuovo. La ballata “Change the worlds” è soffusa, trasparente. Piacevole. “O cè” è un brano cantato in un dialetto, che poi è una lingua. Canzone comunicativa, dolce e sussurrata.“Into a Change” ha sound internazione, nella sua leggerezza, nella sua affascinante melodia. “Quando ero bambino” parla di ricordi, immagini,  e speranze perse tra parole calde ed evocative, che in fondo ai sogni, non si perdono. “Bolla” racconta emozioni che si perdono tra gli accordi di una canzone fresca e viva. “The meaning of life” è intensa e avvolgente, piena di sentimenti che vibrano come le corde di chitarra. “La lingua” è una  canzone melodiosa, che incanta a ogni nota. “Wake me up” è lenta, appassionante, musicalmente incantevole. “Drop water ocean” è un pezzo soave, che chiude con cori e splendida musica strumentale. L’album “Believe it” è intenso, bello da ascoltare. Raffinato ed elegante, ottimamente suonato e con voce armoniosa e un sound internazionale. Un bel disco.

Recensione “The Quite Riot” degli Ordem

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L’album “The Quite Riot” degli Ordem accompagna l’ascoltatore verso sonorità d’altri tempi sin dalla prima canzone “No Life”, al rock melodico con retrogusto malinconico portato al successo da gruppi storici come Gun’s Roses e U2. Proseguendo nell’ascolto c’è “The scent of lights”, una ballata ricca di melodia, rock semplice e puro, senza troppi fronzoli. Il brano “The quite riot” è veloce, con bellissimi virtuosismi di chitarra elettrica, costruiti sulla base melodica ben studiata. “Essential” sembra essere l’aggettivo perfetto del rock degli Ordem: essenziale. Musica che si fa ascoltare e che affascina. L’intro di “Instant’s mind” ricorda il suono dei Dream Theatre, anche nel suo quasi malinconico incedere, in cui la voce rompe il giro di accordi e ha inizio una canzone ricca di atmosfera. “Surrenders to rise” accompagna come durante un viaggio in auto, lungo strade perse in aperta campagna, mentre lontano si intravede un sapore nuovo, dimenticato. “Brand new song” è un brano che si immerge in un’atmosfera energica, con un ritmo che trascina, mentre “Shine on”, sembra rallentare il corso dell’intero album, come volesse far riflettere. Il tempo è più lento, la voce più soffice. Riflessiva. “Everything” riporta con un rif ben studiato a un pezzo grintoso e graffiante. “Mayf” e “Edges” rappresentano un rock, forse più classico, ma sempre accattivante, come d’altro canto tutti i pezzi del disco. “Us” si apre con un rif intimo, suadente ed è così che nasce una canzone quasi sussurrata, che raccoglie sentimenti, emozioni e un profumo che non smette mai un attimo di essere rock. L’album si chiude con “Waterlily”, che mantiene lo stile affascinante degli Ordem, richiami anche in questo caso al rock melodico e passionale che sembrava svanito, ma che questo gruppo ripresenta e lo fa molto bene, riuscendo a mantenere un cuore rock che pulsa, su melodie e sonorità moderne e rivisitate. Un salto nel tempo, e un ritorno alla realtà, malinconia ed energia, rabbia e passione, i punti cardine della musica. Del perdersi e, alla fine del viaggio, ritrovarsi, magari sorridendo di fronte a un tramonto, alla fine di una lunga giornata, di musica.

Ascoltarmi

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Indosso una maschera, e un sorriso di specchi. Parole silenziose, e occhi, velati. Il tempo ha il colore delle nubi, poco prima che la notte si addormenti. E’ l’alba, e l’aria sa di stelle, ed è la luna. Ad ascoltarmi.

Recensione di “Adieu Shangri-la” di Ugo Mazzei

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L’album “Adieu Shangri-la” è ricco di sensazioni e atmosfere piacevoli, di pezzi intensi e profondi e musiche avvolgenti.

Il brano “Fatemi respirare” richiama influenze alla De Gregori, una musica che si perde tra poesia e rock melodico, con un testo che è a tratti provocatorio, certamente intenso. “Sexyroad” sembra ricordare le ballate di De Andrè e allo stesso tempo incantare con atmosfere americane, tra asfalto, polvere e pensieri che rincorrono una sensazione di confusione, dentro. E’ la ricerca di se stessi, delle cose importanti lasciate alle spalle. “C’era” è una ballata impegnata, una storia che incanta e si fa strada dentro i ricordi. Un racconto al ritmo di un tempo lontano, eppure ancora troppo vicino. “Canzone per Chico” è una canzone lenta, quasi inesorabile, come il viaggio in treno, nel tempo, oltre il tempo. Fermarsi a una stazione e guardare il cartelloni degli orari, ma non ci sono scritte, solo la certezza di un altro viaggio. “Oh Susanna” racconta invece un rock sanguigno, con leggere contaminazioni country, una storia appassionata e intensa, con immagini e personaggi degni della narrativa di viaggio. Il brano “Armaggeddon” possiede un bellissimo sound, una ballata brillante e con un ottimo arrangiamento. Un viaggio, una storia. “Oggi” è un pezzo intimo e introspettivo, che parla d’amore, di emozioni e scatta istantanee di istanti rubati e di parole lasciate a metà, di sguardi che rimangono indelebili, nonostante il tempo e le cose che cambiano. Il tema di “Stracci inutili” è dimenticare, lasciare tutto alle spalle. Ricominciare. E’ un pezzo che racconta come rialzarsi, cercando la forza dentro. “Cerchio di fuoco” racconta una fuga, dai o nei ricordi, come in un gioco, aspettando che qualcuno faccia la prima mossa. E’ la storia di un’attesa, forse, di un’eternità. “Adieu Shangri-la” è la canzone che regala il titolo all’album. Come una canzone d’amore, come un addio leggero, senza dolore. Come la malinconia sulle note di diamante e nuvole. Un’estasi senza tempo. Una sfumatura che costruisce un colore, una melodia che vibra al suono dei ricordi.

L’album di Ugo Mazzei è bello da ascoltare, ha richiami a molta della musica leggera italiana, soprattutto a quella cantautoriale. Da De Gregori a De Andrè, passando le Guccini, i testi sono raffinati e ben costruiti, la musicalità e gli arrangiamenti sono molto curati. Un bel disco.