Due parole sul romanzo “Il Suggeritore” di Donato Carrisi

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Il suggeritore è un romanzo particolare, sicuramente scava nelle ombre che tutti noi abbiamo dentro. Crea un serial killer moderno, intelligente. Uno stratega del mare. I personaggi sono molto profondi e con un passato interessante. A volte troppo. In alcuni passaggi del romanzo si notato diverse forzature, che non infastidiscono più di tanto, ma rendono alcune scene surreali. Sicuramente la trama è coinvogente e si rimane attratti da ogni singola parola e pagina sino alla fine. Mila è la protagonista e a volte sembra eccedere nel suo ruolo. Strano il protagonista Rogan Gavila, a volte sembra non avere una perfetta collocazione nel romanzo, nonostante il ruolo fondamentale. Cosiglierei questo romanzo perchè nella sua durezza fa riflettere. L’autore guida il lettore nel lato oscuro nei suoi sogni, nell’essenza della vita e del suo contrario. Il male contro se stesso in un’esecuzione che sembra non voler terminare mai. Proprio come il male stesso. Un romanzo avvincente e carico di sensazioni e adrenalina. La domanda è: riusciranno mai a prenderlo? La risposta è: Sì, ma chi?

#Scoprilequazione – Le pillole dell’Equazione

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Davide Porta è un ex-contrabbandiere che si ritrova coinvolto in una guerra che contrappone antiche forze esoteriche con una nuova società economica, potente, in grado di modificare le sorti dell’intero pianeta. Dal suo passato torna un oggetto che trasportò da Bari a Genova, molti anni prima. Era un ragazzo giovane, innamorato di una giovane Adriana. L’unica donnache non ha mai dimenticato. L’unica per cui è disposto a morire.
‪#‎Scoprilequazione‬

Quando

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Piove a dirotto, ma con il sole. Poi compare la luna, ma anche l’arcobaleno. Fa freddo, ma anche caldo. Insomma, non si capisce niente. Proprio come dentro di me. Quando mi guardi.

Recensione album “Mezzanota” di Chiara Jerì e Andrea Barsali

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L’album “Mezzanota” del duo Chiara Jerì e Andrea Barsali è intenso e attrae con melodie e atmosfere soffuse e taglienti. C’è tensione, brividi e incanto. Tutto quel che può dare un disco. Ma entriamo nel vivo di questo album. “Goccia a goccia” è un pezzo profondo, carico di sensazioni e parole che plasmano le emozioni. Mattone su mattone. Brividi. Sogni che si fanno guardare, appesi al soffitto. Poi, la pace. In “Amore mio, hai ragione” c’è l’amarezza che si vede oltre il buio. Quella sofferenza celata nei silenzi. Quelli che tornano, all’improvviso. Che lasciano persi. Aldilà della luna. Reinventarsi e ritrovarsi, tra le ombre del buio. L’involucro dell’anima. Il brano “Canzone II” racconta del cercarsi, tra strade sconosciute, parole da incantare. Suoni che stregano. Nobiltà di intenti, misteri di un sentimento che non si fa capire mai davvero. “Fino all’ultimo minuto” è una ballata “leggera” che viaggia nelle profondità di un pensiero. Nel senso di una lacrima. Nel vuoto di un ricordo. “Innesco e sparo” è un pezzo con un suono tra folk e ballata popolare che contiene sprazzi di immagini e scene. Ipnosi. Genesi del mondo. Il senso oscuro dell’anima. La difesa di quel senso. Fino all’ultimo. Veleno e gioco sporco, parole, ossimori che incantano in una canzone senza tempo. “Ballata della ginestra” è una lettera che nasce nella notte. Dalla notte. Dalle parole taglienti della passione di un favola. Dove un fiore nasce e un sogno cresce. Vive. Si innamora. “La donna cannone” è una canzone che certo non ha bisogno di presentazioni e in questo brano i due musicisti creano un vero omaggio, una perla che lascia senza parole. Incantevole. “Notturno dalle parole composte” è un poetico abbandono, quando la voce diventa roca. E il vento si fa insistente. L’inverno ora ha paura. Di un amore che nasce. Ed è forte. Perché sa ferire. A modo suo. “Vorrei” è come perdersi, nelle note e nel tempo che scandiscono. Inesorabili. L’assenza. Quella pausa che sembra non voler finire. L’essenza. Di scivolare lì infondo dove tutto svanisce. E torna allo stesso tempo a rinascere. Dai semi di un amore che non sa morire mai davvero. “Mezzanota” è un album che ipnotizza per le atmosfere e le immagini. Che svela l’amarezza e la veste di senso e colori. La rende viva. Quasi una persona. Tra favole crude ed emozioni nude. Che senza pietà entrano dentro. Voce incantevole e musicalità eccelsa. Un ottimo disco. Passionale, dolce e spudorato nella sua essenza. Un disco vero.

Recensione album “McMao” dei Management del Dolore Post-Operatorio

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L’album “McMao” del gruppoManagement del Dolore Post-Operatorio è sicuramente originale è ricco di spunti interessanti. Un modo particolare di affrontare temi anche complessi, con sfumature a volte cupe ma cariche di significati. Il brano che apre il disco è “La scuola cimiteriale”, un pop ipnotico creato da metafore con parole taglienti. Un sound che sembra affondare le radici nella musica italiana geniale di Rino Gaetano e del rock del primo Celentano. “Hanno ucciso un drogato” è un pezzo con un sound tekno-pop con venature rock e testo profondi e coinvolgenti. Chiudendo gli occhi ricorda il primo Vasco. Quello rimasto nel mito per spregiudicatezza e coraggio di osare con una musica diversa. “Coccodè” racconta il tempo dell’ipocrisia, del rischio perfetto. Calcolato. Delle parole a metà tra inganno e verità. Il posto più pericoloso è proprio a un passo. “Oggi chi sono” è un brano in cui è il volto che racconta. Che nasconde. Che si vende nel mondo dell’immagine di carne e anime perse. Lo specchio del nulla. “Il cantico delle fotografie” è una ballata amara, dura. Un velo di rassegnata speranza. Di spietato realismo. Il brano “La pasticca blu” parla d’amore. Un gioco di cartone, di ruolo. Una verità svelata che altro non è che ciò che non siamo. Un amore retorico. Chimico. Cinico.  “James Douglas Morrison” è una canzone particolare. Rinnegare il demone, l’inizio, l’incipit di un ritorno di un maledetto sconto. Di una fiamma che brucia troppo in fretta. Fama. Fame. In “Requiem per una madre” è come dormire all’infinito. Sfuggire a un incubo fin troppo reale. Un bagliore di buio. Scontrarsi con una realtà meschina. Infame. Reale. “Il cinematografo” è una canzone in cui sono protagoniste le analogie cinematografiche, sogni troppo uguali. Banalità da ciak senza sorprese. Un quadro fin troppo vero. “Fragole buone buone” è un gioco di metafore e immagini più forti. Bel sound. “La rapina collettiva” è un gioco incantevole di specchi, intrecci di parole e concetti. Un ipnotico racconto. Duro e metaforicamente amaro. Un disco che ha come caratteristiche l’originalità unita a una ricerca musicale raffinata e a radici forti nella musica italiana e internazionale. Un mix di stili e un’elegante esecuzione e reinterpretazione della realtà creano un sound e un impatto musicale forte e convincente. Un bel disco.