Autore: admin
#nonriescoafartiinnamorare
Recensione live #MuovitiSvelto di Zibba e Almalibre @Hiroshima Torino
I live di Zibba e gli Almalibre non tradiscono mai e non lo fa in particolare il concerto “Muoviti Svelto”. Una scaletta molto attuale, che presenta i brani del nuovo album con arrangiamenti semplici ed essenziali che mettono in risalto l’espressività delle interpretazioni e le parole, poetiche come sempre. Zibba presenta il nuovo singolo “Vengo da te”, una ballata ricca di emozioni e immagini. Una bella canzone che non può non farsi ascoltare. Bella anche la reinterpratazione del successo sanremese “Senza di te” e del brano “Senza pensare all’estate”. Non mancano alcune canzoni più vecchie come “Margherita” e la sempre bellissima “Anche se oggi piove”. Molto intensa anche “La medicina e il dolore” suonata con il featuring di Patrick Benifei, la cui voce rimane impressa per bellezza e intensità. Un duetto che sicuramente colpisce. Un concerto che mette in risalto i brani poetici del nuovo album e presenta sicuramente suoni nuovi e un nuovo punto di vista cantautoriale, in cui le parole sono le regine incontrastate e le emozioni l’impero da difendere. Molto bello anche il brano “Ovunque”, intenso, che entra dentro senza far rumore. Il racconto di un viaggio, e della vita stessa che porta a doversi muovere, per cantare e raccontarsi. Lasciare qualcosa, da qualche parte. Lasciare un po’ di sé, ovunque. Una delle canzoni che più mi ha colpito e che in questo caso ha aperto il concerto è “Farsi male”, cantata con Nicolò Fabi nell’album, ma interpretata in solitaria nel live. Una canzone che ferisce per la spietatezza, e che allo stesso tempo cura. Cicatrizzare le emozioni e parlare a un cuore che non smettere di parlare. Brividi che evocano ricordi in “Che ore sono”, una canzone molto intima e sicuramente sentita in cui Zibba racconta le parole come fosse uno spettacolo che si alimenta delle emozioni del viaggio della musica. Come quando il sangue gira per le vene, per arrivare al cuore. Melodie che girano, come in riva al mare, versi che si incastrano nel verso migliore che si chiama poesia, e che chiama la poesia in “Le distanze”, “Santaclara”. E “Il giorno dei santi”. Un bel concerto, che racconta un bel disco. Muoviti Svelto.
Fatemi uscire #ScopriLequazione
Il Primo Capitolo del romanzo “L’Equazione”
In occasione del Salone del Libro, riproponiamo il link del primo capitolo dell’Equazione.
In esclusiva, il primo capitolo del romanzo “L’Equazione – Ogni cosa, verrà svelata”
#Lequazione vs #Inferno
Abbiamo inviato questo video messaggio a Dan Brown
#Lequazione vs #Inferno
Al via le riprese
Blackipocrity
Devo fare i miei complimenti ad alcuni organi di stampa che sono riusciti non solo a cavalcare, ma anche a manovrare l’indignazione pubblica per gli eventi di ieri usando il video di un ragazzetto idiota e ignorante e di qualche ebete che riesce anche a farsi dei selfie per immortalare il dayafter. Ottima strumentalizzazione. Complimenti davvero tgcom, il giornale, e chissà quanti altri. Ci chiediamo come sia così facile arruolare poveri mentecatti in organizzazioni ben più violente? Ecco la risposta. La violenza vive dove c’è il vuoto. Di chi protesta ma ormai nemmeno sa più perché lo sta facendo. Seguono altri. Come fossimo sempre su un social. La protesta é sempre quella del g8 di Genova, non dimentichiamolo. La costruzione di filiere che portano a slowfood ed Expo taglia fuori molta gente. La globalizzazione é un concetto importante, ma va monitorato. Capito. Chi protesta seriamente lo fa per questo. Per ricordarci che distruggere terreni e delocalizzare coltivazioni, selezionarle, renderle più “vip”, non fa altro che distruggere il pianeta. Annientare popolazioni lontane, come quelle che a chilometri e chilometri da noi coltivano i magnifici gamberetti. Expo é sicuramente una grande occasione per l’Italia è tutto il settore agroalimentare, ma mai come ora a noi spetta capire di cosa si sta parlando e soprattutto non farci sempre deviare mentalmente da chi lo sa fare di mestiere. Chiudo, dicendo che i blackblock sono un cancro non solo italiano, ma mondiale. Si annidano però tra di noi e spesso chiedono asilo a realtà ben presenti sul nostro territorio. Parlo dei centri sociali, dei covi di ultras, e di chissà quanti altri luoghi concentrino questa strana forma di malessere che poi diventa violenza. Il non pensiero, l’isolamento dalla realtà auto giustificata dal “tanto é tutta una merda”. Senza rendersi conto di essere piccole pedine di un gioco più grande, così come lo siamo tutti a quanto pare. Anche sui social.
Riportami indietro, dove i solchi nella grafite non erano graffi sulla pelle, ma musica. Soltanto musica.
Oltre il sipario
Poi, d’un tratto. La luna era calata, così come un sipario. Le allettanti parole, gli occhi lucidi. Gli applausi, e i respiri. I sedili rossi, alternati. I deserto dei passi, di quel deserto, incantato soltanto da un riflettore. Tre gradini. Tendoni troppi rossi, sbiaditi da una passione più forte. Brandelli di un copione, qualche parola qua è lá, incastrata negli ingranaggi del palcoscenico. La vita, é così. Ed era tutto così chiaro. Contavo le battute, e a tratti non capivo. Che anche oltre quella luna, che ogni sera si spegneva. Io, ti aspettavo.