La giusta distanza

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Dalla giusta distanza,
la dimensione del mondo.
L’essenza e l’odore.
In fondo, alla stanza.
L’eco di una voce,
la necessità di urlare.
L’assenza e il sapore.
Demoni, vestiti di bianco.
Angeli, svestiti di anima.
Non esiste distanza,
né tempo.
Il mondo è relativo.
Come noi stessi.

Hashtag

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Quando vedo comparire su twitter l’hashtag di una città, torna a farsi sentire l’inquietudine. Quella strana consapevolezza che viviamo in un’epoca strana, che ti fa pensare: no, lì non ci vado “perché c’è il terrorismo”. Ma dentro di te sai che è ovunque. Spesso mi chiedono perché io abbia scritto storie in cui emerge la ferocia dell’essere umano e in particolar modo il suo lato oscuro. Perché quella parte dell’uomo esiste, semplicemente. Io credo che la realtà vada osservata bene, per provare a capirla. Io, che ho amato da sempre la storia, ho iniziato a farlo confrontando diversi periodi storici e cercando le similitudini, i luoghi di contatto, le motrici degli eventi e i punti scatenanti. Il disegno che c’è alla base. Ma la realtà a volte supera la fantasia o semplicemente la mette in scena, come uno spettacolo a teatro. Così quando vedo comparire il nome di una città tra gli hashtag, rispondo all’inquietudine nel modo che meglio conosco. Approfondendo. Provando a capire quello che sta succedendo. Senza necessariamente cedere al panico, ai giudizi facili, senza inneggiare a quella o a un’altra parte. Credo nella libertà. Perché altrove i libri vengono bruciati. E quello sí, mi fa paura.

Sto perdendo sangue 

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Il cursore lampeggia. Ma la pagina è ancora bianca. Sto perdendo sangue. Costruire un mondo, farne le spese. Questo è un romanzo, non una realtà qualsiasi. E mi porto le mani sugli occhi, perché non posso non vedere, che il tempo scorre. Che la sabbia scivola, sulle pareti lisce di una clessidra. Mi guardo allo specchio. C’è un volto che è cambiato, lo stesso sguardo, che sogna meno di un tempo. Scrivere è una lama, non può non lasciare segni. Solchi sul viso, rumori oltre lo stomaco. Il cursore lampeggia, ma le pagine bianche non mi hanno mai fatto paura. Sto perdendo sangue, ma è inchiostro.

#elezioniamministrative2017

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Elezioni amministrative. Non ha vinto nessuno = Hanno vinto tutti. Nel silenzio più totale si è consumato uno dei momenti forse più bui della politica. Mancanza di idee, scissioni violente, urlatori da bar sport. Il risultato di mesi di tentativi di ricostruire ciò che sembra socialmente perduto si è tramutato in un nulla di fatto. Lecito dire che le elezioni amministrative siano molto differenti da quelle politiche, tuttavia i dati ci sono. Come sempre una forte disaffezione, leggibile dai dati di affluenza. Tanta, tanta confusione.  E come non notare una flessione dei risultati dei movimenti contestatori di ogni cosa. Ma credo sia solo una momentanea battuta di arresto. E mentre il focolaio del centrodestra torna a rianimarsi, qual è lo stato di forma della sinistra? Ma soprattutto, chi è la sinistra? E ancora, chi vuole rappresentare oggi?

#elezioniamministrative

Le parole che noi

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Giochiamo a dadi, per sciogliere nodi. Arrotolati all’idea di noi, al pensiero che poi, tutto sarà diverso. Usiamo sempre troppe parole, perché il silenzio spaventa. Quante volte mi sono perso, pur sapendo che il futuro si inventa. Giochiamo a dadi, perché credere alla fortuna è più facile, di ammettere che certi nodi sono parole, che noi, non sappiamo dire.

La moda del non dire

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Parlare di attentati non va di più di moda, ci si abitua a tutto in un mondo che vuole vestirsi da reality. Lo show deve far ridere, rilassare, al massimo far acquistare qualche prodotto. Ci guardiamo negli occhi, ma stiamo pensando ad altro, anche quando parliamo di cultura. Il nulla è punto nevralgico in mezzo a una valanga di informazioni. Eppure sono tutte lì, a ricordarci che non serve aver paura, quando inizi ad averne anche di te stesso. Parlare non va più di moda, tanto meno ascoltarsi.

L’asso

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Passo dopo passo e l’asso é nascosto. Il tavolo verde, la sua mente è altrove. Carta. Il tempo si è fermato. Carta. Gli occhi spenti di un uomo. Un’altra carta. Il desiderio ha un posto, segreto. Basta. Le  luci della strada abbagliano e si mischiano a quel che resta del sapore di rum. Resta, le avrebbe voluto dire. Se solo avesse mai voluto smettere di giocare. Ma le gomme stridono sull’asfalto viscido. Poi il sorpasso. Passo dopo passo, l’asso stretto tra le mani. Le pareti bianche e un uomo bianco di fronte a lui. “É stato fortunato”, ma la voce sembrava già troppo lontana.

Buonanotte

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​A chi pensa di sognare e inganna la notte. A chi ruba le parole per dare un luogo ai suoi pensieri. A chi parla, parla, parla, soltanto perché ha paura dei suoi silenzi. A chi gli specchi li conosce, ma preferisce guardare altrove. A chi ama e non ama, perché i petali rinascono sempre. A chi ascolta e non impara. A chi insegna che è meglio starsene zitti. A chi vuole sognare, perché non gli importa niente di tutto questo pensare.

Che la notte porti un consiglio, o che lasci dormire, semplicemente. #Buonanotte.

L’amore il giorno dopo

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​L’amore il giorno dopo l’ebrezza del mare, il vento freddo che congela gli occhi, la strade percorse a metà, le mete costruite sul mappamondo, i colori pastello che disegnano prati e visi, i sorrisi e le labbra, le storie raccontate fino a notte fonda, le note incastrate al desiderio di un’altra canzone, la pelle sulla pelle. Gli i vetri infranti, i sentimenti.

L’amore, il giorno dopo, ricomincia sempre il suo giro.

Non fa più male

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​Siamo noi, nello stomaco, ferite. Dentro agli occhi tante vite. E tra le dita, un sogno solo.

E il volo, quello che ci porta al mare, mi vuoi parlare? Guarda. C’è tutto il tempo. Ascolta. Anche se perdi, il tempo. É un’illusione.

Noi, inchiostro e notte. Noi, parole e note. Poi, é già mattina. No, non fa più male.