Secondo Prodi

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Secondo Prodi il Pd è l’unica forza che ha a cuore l’unione delle forze di sinistra. Il riferimento è ovviamente a Liberi e Uguali, compagine che contiene al suo interno gli scissionisti dalemiani, Civati, Grasso, Boldrini, etc etc. Ripercorriamo però la genesi di questa di questa formazione. Si tratta di tante piccole minoranze del Pd, più altre realtà più riconducibili ai comunisti, che in qualche modo hanno sofferto l’egemonia renziana. Per chi non lo ricorda, il Partito Democratico nacque con due anime, una del vecchio Pds, feudo dalemiano, e Margherita, trasposizione in chiave moderna della Democrazia Cristiana (l’altra parte era confluita nelle correnti di centro destra). Quello che è accaduto nel Pd a guida renziana è una confluenza verso l’area di centro. In questo contesto la scissione era inevitabile. Tuttavia all’interno del Pd stesso esistono ancora diverse correnti di minoranza, Orlando, Emiliano e altre mille, credo. Questo vuol dire una cosa: democrazia non può voler dire vincere sempre e ottenere sempre e costantemente il potere dell’ultima parola, allo stesso tempo è impensabile chiedere il voto agli elettori presentando una scelta in cui è impensabile riconoscersi. Il problema sta forse nelle alleanze. Il Pd renziano lavora da tempo con l’area centrista di destra, a dimostrarlo sono stati proprio gli ultimi governi. Vale a dire che le ambizioni non sono più di costruire un nuovo Ulivo, per citare la creazione politica di Prodi di qualche tempi fa, ma un partito di governo più stabile. Prodi sta quindi raccontando un tema funzionale al Pd, magari in ottica futura, poiché molto dipenderà dai risultati e dal peso politico post elezioni. Probabilmente si creeranno nuovi equilibri e diverse strategie. Per ora sono solo parole, la difficoltà è capire se davvero esista ancora un progetto di sinistra e soprattutto che idee possa offrire in un mondo che cambia troppo velocemente per riuscire a rincorrere ideali. Questa campagna elettorale, da tutti i suoi frangenti, affronta il tema sociale con promesse impossibili e bonus, dimenticando il futuro. I politici puri questo lo sapevano fare. E credo lo sappiano ancora.

La giusta distanza

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Dalla giusta distanza,
la dimensione del mondo.
L’essenza e l’odore.
In fondo, alla stanza.
L’eco di una voce,
la necessità di urlare.
L’assenza e il sapore.
Demoni, vestiti di bianco.
Angeli, svestiti di anima.
Non esiste distanza,
né tempo.
Il mondo è relativo.
Come noi stessi.

Hashtag

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Quando vedo comparire su twitter l’hashtag di una città, torna a farsi sentire l’inquietudine. Quella strana consapevolezza che viviamo in un’epoca strana, che ti fa pensare: no, lì non ci vado “perché c’è il terrorismo”. Ma dentro di te sai che è ovunque. Spesso mi chiedono perché io abbia scritto storie in cui emerge la ferocia dell’essere umano e in particolar modo il suo lato oscuro. Perché quella parte dell’uomo esiste, semplicemente. Io credo che la realtà vada osservata bene, per provare a capirla. Io, che ho amato da sempre la storia, ho iniziato a farlo confrontando diversi periodi storici e cercando le similitudini, i luoghi di contatto, le motrici degli eventi e i punti scatenanti. Il disegno che c’è alla base. Ma la realtà a volte supera la fantasia o semplicemente la mette in scena, come uno spettacolo a teatro. Così quando vedo comparire il nome di una città tra gli hashtag, rispondo all’inquietudine nel modo che meglio conosco. Approfondendo. Provando a capire quello che sta succedendo. Senza necessariamente cedere al panico, ai giudizi facili, senza inneggiare a quella o a un’altra parte. Credo nella libertà. Perché altrove i libri vengono bruciati. E quello sí, mi fa paura.

Sto perdendo sangue 

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Il cursore lampeggia. Ma la pagina è ancora bianca. Sto perdendo sangue. Costruire un mondo, farne le spese. Questo è un romanzo, non una realtà qualsiasi. E mi porto le mani sugli occhi, perché non posso non vedere, che il tempo scorre. Che la sabbia scivola, sulle pareti lisce di una clessidra. Mi guardo allo specchio. C’è un volto che è cambiato, lo stesso sguardo, che sogna meno di un tempo. Scrivere è una lama, non può non lasciare segni. Solchi sul viso, rumori oltre lo stomaco. Il cursore lampeggia, ma le pagine bianche non mi hanno mai fatto paura. Sto perdendo sangue, ma è inchiostro.

#elezioniamministrative2017

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Elezioni amministrative. Non ha vinto nessuno = Hanno vinto tutti. Nel silenzio più totale si è consumato uno dei momenti forse più bui della politica. Mancanza di idee, scissioni violente, urlatori da bar sport. Il risultato di mesi di tentativi di ricostruire ciò che sembra socialmente perduto si è tramutato in un nulla di fatto. Lecito dire che le elezioni amministrative siano molto differenti da quelle politiche, tuttavia i dati ci sono. Come sempre una forte disaffezione, leggibile dai dati di affluenza. Tanta, tanta confusione.  E come non notare una flessione dei risultati dei movimenti contestatori di ogni cosa. Ma credo sia solo una momentanea battuta di arresto. E mentre il focolaio del centrodestra torna a rianimarsi, qual è lo stato di forma della sinistra? Ma soprattutto, chi è la sinistra? E ancora, chi vuole rappresentare oggi?

#elezioniamministrative

Le parole che noi

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Giochiamo a dadi, per sciogliere nodi. Arrotolati all’idea di noi, al pensiero che poi, tutto sarà diverso. Usiamo sempre troppe parole, perché il silenzio spaventa. Quante volte mi sono perso, pur sapendo che il futuro si inventa. Giochiamo a dadi, perché credere alla fortuna è più facile, di ammettere che certi nodi sono parole, che noi, non sappiamo dire.

La moda del non dire

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Parlare di attentati non va di più di moda, ci si abitua a tutto in un mondo che vuole vestirsi da reality. Lo show deve far ridere, rilassare, al massimo far acquistare qualche prodotto. Ci guardiamo negli occhi, ma stiamo pensando ad altro, anche quando parliamo di cultura. Il nulla è punto nevralgico in mezzo a una valanga di informazioni. Eppure sono tutte lì, a ricordarci che non serve aver paura, quando inizi ad averne anche di te stesso. Parlare non va più di moda, tanto meno ascoltarsi.

L’asso

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Passo dopo passo e l’asso é nascosto. Il tavolo verde, la sua mente è altrove. Carta. Il tempo si è fermato. Carta. Gli occhi spenti di un uomo. Un’altra carta. Il desiderio ha un posto, segreto. Basta. Le  luci della strada abbagliano e si mischiano a quel che resta del sapore di rum. Resta, le avrebbe voluto dire. Se solo avesse mai voluto smettere di giocare. Ma le gomme stridono sull’asfalto viscido. Poi il sorpasso. Passo dopo passo, l’asso stretto tra le mani. Le pareti bianche e un uomo bianco di fronte a lui. “É stato fortunato”, ma la voce sembrava già troppo lontana.

Buonanotte

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​A chi pensa di sognare e inganna la notte. A chi ruba le parole per dare un luogo ai suoi pensieri. A chi parla, parla, parla, soltanto perché ha paura dei suoi silenzi. A chi gli specchi li conosce, ma preferisce guardare altrove. A chi ama e non ama, perché i petali rinascono sempre. A chi ascolta e non impara. A chi insegna che è meglio starsene zitti. A chi vuole sognare, perché non gli importa niente di tutto questo pensare.

Che la notte porti un consiglio, o che lasci dormire, semplicemente. #Buonanotte.