Cambiare

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Pensieri

Cosa può cambiarti, nella vita, se non il guardarsi allo specchio e riuscire a vedere le tue rughe. Alcune puoi vederle, altre sentirle. Può cambiarti non tanto vederle, quanto accettarle. Ognuna di essere è una scelta, un errore. Un pensiero sbagliato. Trema la voce soltanto a dirlo, per questo quasi sempre si rimane in silenzio a contemplare uno specchio. Ed è facile illudersi che le gocce che ci scivolano sopra non siano lacrime.

Cosa serve per scrivere

Pubblicato il Pubblicato in #MakingNovel, Articoli, Pensieri

É inutile negarlo, le storie d’amore finite sono una delle motrici migliori per scrivere storie. Costruiscono quella base di malinconia da cui attingere quando si deve raccontare cosa prova un protagonista. Io credo che in un racconto sia come nella realtà, sono sensazioni che apparentemente si dimenticano, ma che in realtà costituiscono quelle ferite che tante volte frenano nel lanciarsi in nuove storie. Soprattutto quando si cresce e si fa largo una forma di cinismo leggera, come quella pioggia fastidiosa che in inverno non vuole smettere per giorni interi. Ma non c’è storia in cui il protagonista non subisca una trasformazione, capita così di cambiare idea e rivalutare ogni cosa e ricominciare da zero. Di ripensare a quelle ferite e rivederle come qualcosa di più vicino, come passi necessari per arrivare a destinazione. Proprio per questo non posso rinnegare le parole più amare che ho scritto, perché fanno parte di me, come tutti gli altri momenti vissuti. Senza di essi non sarei semplicemente io. Ed è inutile negarlo, sono proprio quelle storie quelle che fanno riflettere su tutta la propria vita. Così quella malinconia diventa musica, amore, rabbia e sangue. Tutte quelle componenti senza le quali sarebbe praticamente inutile continuare a scrivere.  

La sindrome del foglio bianco

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Pensieri

La sindrome del foglio bianco esiste. Racconta un mondo che non sempre si riesce a vedere e, al contrario di quello che si pensa, non riguarda solo gli scrittori, ma tutti noi. Le fasi della vita spesso spingono a muoversi in territori ostili, per muoversi servono energie, determinazione e forza d’animo. Ma capita a tutti, prima o poi, di rimanerne a secco. E non è facile ritrovarle, proprio perché l’operazione coincide con il ritrovare se stessi. Ci sono milioni di canzoni, libri e testi che raccontano come fare, io invece non lo so. Io credo che di fronte a un foglio bianco, si debba fare un passo indietro. Tornare al momento prima, alle sensazioni che avevi l’ultima volta che hai scritto. Spesso in quelle parole c’è la ragione. Ed è banale, detto così. Ma è molto più complesso di quello che sembra. I conflitti che abbiamo non nascono quasi mai da un giorno all’altro e spesso sono molto più profondi di quello che pensiamo. Senza necessariamente tornare alla nostra infanzia, possiamo immaginare chi saremmo se avessimo fatto alcune scelte. E queste cambiano davvero molto. Immaginate di suonare una bella melodia al pianoforte, una nota stonata si sente, una seconda inizia a provocare fastidio, alla terza si inizia ad avere delle certezze. Chi sta suonando, non lo sa fare. Ed è così come per le parole. Sceglierne una è semplice, due più complesso, ma quando si supera la frase si inizia a percorrere sentieri inesplorati. Proprio come nella vita. Le scelte sono quelle note, quelle parole. Quei sogni. Proprio per questo io credo che la sindrome del foglio bianco esista. Perché siamo esseri umani e arriva il momento in cui non si ritrova il coraggio di scegliere, di andare avanti, di sognare, di amare, di odiare. Molti si perdono. Capita anche ai più forti, ma vivere è vivere la necessità di accettare le proprie debolezze. Di capire di non essere forte come pensavi, di avere paura delle scelte che farai. Vivere forse è scrivere ogni giorno la prima parola su quel foglio. Un modo come un altro per combattere la paura.  

I messapi

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, #MakingNovel, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri

L’Italia dal punto di vista storico e culturale è una miniera senza fine. Muovendosi attraverso le sue caratteristiche si scoprono sempre milioni di spunti da approfondire, da analizzare, di cui scrivere. Quando ho scoperto il popolo dei Messapi, una popolazione che viveva in Puglia, nel periodo in cui nel Nord Italia si erano stanziati i Celti, ho capito che c’era qualcosa di importante che si celava in quei territorio. Così ho iniziato a studiare questo popolo e a scoprirne gli usi e le attitudini, il culto a cui facevano riferimento. Si trattava di dei pagani venerati attraverso costruzioni di massi, oppure in vere e proprie strutture paleocristiane. La loro cultura era semplice ed essenziale, prevalentemente dedita alla caccia, ma le leggende raccontano di un popolo misterioso e con radici esoteriche, così come si è sempre detto del popolo celtico. Credo che ci sia ancora molto da scrivere su di loro.

Non sono bravo a parlare d’amore

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Pensieri

Non sono bravo a parlare d’amore, il tempo, le storie che mi hanno circondato me ne hanno dato una visione distorta, riflessa in uno specchio che rendevano ogni cosa priva di una forma. Quando mi chiedono perché io non abbia mai scelto di raccontarne il lato più bello e disarmante, io resto a guardare l’interlocutore di turno e un po’ rimango deluso. Questo perché quelle stesse parole nascondono una profonda verità, ovvero che non ha letto tra le righe, tra le note, insomma oltre quella patina che appare a prima vista. Anche quando intorno le voci ti dicono che l’amore è un’illusione, dentro di te lo sai che non è vero. E lo sa chi come me dá un peso vero alle parole. Perché tra tutti gli specchi che restituiscono immagini distorte c’è sempre quella finestra, sporca, che si affaccia sul mondo vero. Ed è da lì che puoi vederlo e sentire cos’è, l’amore. È avere il coraggio, la voglia, la determinazione per muoversi tra gli specchi deformanti e luci psichedeliche per cercare quella finestra, che si affaccia sul mondo, che ti mette in comunicazione con te stesso. A volte capita, attraverso gli occhi di una donna.

Per caso

Pubblicato il Pubblicato in #MakingNovel, Articoli, Narrativa, Pensieri, Racconti

Ho iniziato a scrivere per caso, o forse per forza. Erano i tempi delle scuole medie, quando dimostrare chi si era davvero era quasi impossibile, se non attraverso le righe e i quinterni. Un tema da affrontare e la richiesta di esprimere le proprie idee. Le prime volte non è stato facile, ma a un certo punto si è accesa una spia. Non riesco a ricordare il momento in cui ho mollato gli ormeggi e non ho più avuto paura di mostrarmi davvero. E non erano tanto i voti a dimostrarmi che era la strada giusta, ma la reazione dei professori che si sono succeduti in quegli anni. Una sorta di sgomento, quasi di imbarazzo perché non si aspettavano quelle parole. La verità è che tutti noi mentiamo. Quando però ci ritroviamo di fronte a parole che ci fanno male, chissà perché, proviamo imbarazzo. Può essere un libro, una canzone, o il tema di uno studente timido e sovrappeso. Parlavo anche d’amore in quei temi, di quanto in mezzo agli altri ci si possa sentire invisibili. Anche quando si è sotto gli occhi di tutti, giudicati, insultati, perché obesi. In quel momento ho capito quanto l’indifferenza, la discriminazione possa far male, ma anche quanto le parole possano essere delle armi più forti di ogni pregiudizio. Per questo continuo a scrivere del mondo visto dalla parte delle ombre, perché è lì che c’è la gente che ha paura, quella che non ha voce per urlare, che fugge da se stessa. Per questo sono disposto a ricevere le critiche di chi vive ostentatamente tra i colori e i pensieri che devono assolutamente essere positivi e a continuare a raccontare il mondo per quello che è, spesso un luogo bello, ma tante altre volte una merda. E le mie radici sono ancora lì, tra le parole del mio primo tema. Non ricordo bene di cosa si trattasse, ma iniziava più o meno così: sapresti dire tu chi sei? E oggi come allora non lo so, ma riesco a percepirmi tra le vibrazioni del suono di un pianoforte, una chitarra, una voce. La mia.

Come nasce un protagonista

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, #MakingNovel, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri

La scelta di un protagonista di una storia è sempre complessa. Per quanto mi riguarda la figura di Davide Porta è nata per caso, moltissimi anni fa. Ero in spiaggia ed era già buio. All’improvviso ho sentito un rumore assordante proveniente dal mare. Poi un secondo rumore. Dopo qualche secondo ho capito che si trattava del rumore di motori. Qualche secondo più tardi ho visto dei fari accendersi, così sono riuscito a vedere meglio la scena. Si trattava di due motoscafi con motori di grossa cilindrata che si rincorrevano. La scena è durata pochissimo. Incuriosito, ho iniziato a informarmi. Ero in Puglia in quel momento, sulle coste vicino a Ostuni. Ai tempi una delle attività più redditizie era il contrabbando di sigarette e tra contrabbandieri e finanzieri si sviluppavano vere e proprie guerre con inseguimenti. Con i miei occhi ho potuto vedere veri e propri hangar nascosti tra le zone rocciose più lontane dal mare, mezzi blindati in grado di speronare altri veicolo. Ma la cosa affascinante era che gli stessi finanzieri riutilizzassero quei mezzi sequestrati riutilizzandoli per vincere la battaglia con queste organizzazioni. Ho potuto vedere gli scafi che venivano utilizzati per il trasporto dei carichi, delle bestie del mare potentissime. A margine di tutto questo si percepiva una qualche forma di rispetto reciproco tra chi inseguiva e chi veniva inseguito. Ed è proprio da questi scenari che iniziato a immaginare, da ragazzino, delle storie in cui il protagonista era sì un cattivo, ma con in fondo un animo buono, un uomo che per vivere era quasi costretto a usare l’ombra che c’era dentro di lui. È proprio lì che è nata la voglia di riflettere sull’animo umano. Perché in ognuno di noi spesso si nasconde una qualche forma di male e che spesso ci è necessaria per vivere.

Torino da scoprire

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, #MakingNovel, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri

#Torino è sempre uno dei miei oggetti di studio preferiti. Per la sua storia e i suoi misteri. Ogni via, pietra e informazione permette di ricostruire l’importanza di una città che è stata teatro di avvenimenti fondamentali per lo sviluppo e la creazione dell’Italia intera per come la conosciamo oggi. Ci sono luoghi che ho avuto modo di scoprire e di studiare, potenziali ambientazioni che mi piacerebbe utilizzare in prossimi romanzi. Questo dipende da me, ma anche da voi. Senza girarci intorno sono i lettori a decretare il successo di un romanzo, del progetto che c’è dietro e quindi dell’autore stesso. Quello che mi piace fare è puntare il riflettore nei punti e nei luoghi tutti vorrebbero ignorare. Raccontare il mondo e il futuro a modo mio, ma anche il tempo difficile in cui viviamo. Parlare solo di fiction sarebbe riduttivo, io parto sempre dalla realtà, dal passato e dal possibile futuro per scrivere. E c’è ancora molto da dire.

Una storia deve essere verosimile

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, #MakingNovel, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri

Spesso mi dicono che nei miei romanzi ci sono molte ambientazioni che cambiano in modo vorticoso. La risposta è molto semplice. Le storie che hanno come sfondo un conflitto geopolitico internazionale non potrebbero mai averne uno solo, chi pensa di poterlo fare, semplicemente sta mentendo o sta raccontando una storia inverosimile. In questo caso voglio proporvi una delle ambientazioni che compare ne #LaMacchinadelSilenzio, si tratta del Duomo di Modena. Non entrerò nel merito del perchè io l’abbia inserita perchè mi piacerebbe che lo scopriste leggendo il romanzo, ma vorrei dirvi che rappresenta una tappa di un lungo cammino, di una serie di luoghi legati a un personaggio storico forse poco conosciuto: Matilde di Canossa. Questo personaggio rappresenta il filo conduttore del romanzo e della storia dell’Italia intera, ma non solo. Modena non è quindi soltanto un’ambientazione del romanzo, ma è un luogo fondamentale che va a unirsi a una rete di altri luoghi e informazioni. Questo schema è necessario per contestualizzare la storia che voglio raccontare. È complesso? Io non credo, mi piace considerarlo verosimile.