Irraggiungibile

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La serratura scatta,
anche stanotte sarà ubriaco.
Copriró i miei occhi di ghiaccio.
Io, l’immensa forza che spaccio,
in dosi misurate.
Perché durino una vita intera.
Io, che urlo, mentre taccio.
In mezzo a un temporale,
nello sporco che non so raccontare.
Nella voglia di rialzarmi,
quando mi sussurra che non ce la farò.
Nel tempo in cui mi nascondo,
perché siamo quello che gli altri non vedono.
Volevo essere altro,
ma cosa vuol dire.
La vita consuma,
sfuma le sue passioni.
Fuma le ossessioni,
ci lascia qui a osservare una luna,
suadente, ingannevole.
La serratura scatta,
anche stanotte troverò un posto dentro me.
Irraggiungibile.

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Text by Daniele Mosca

Promemoria di un sogno

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Promemoria di un sogno,
appunti sparsi.
Su fogli da buttare.
Ricordi sfumati,
come le canzoni di un tempo.
L’odore del gesso,
sulla grafite della lavagna.
Eravamo quelli.
Idealisti, sognatori.
Rivoluzionari.
Ora pronti a tutto,
per sentirci parte del gregge.
Violentare le nostre idee.
Perché ci facciano somigliare agli altri.
Promemoria di un sogno,
coltivarlo lo stesso.
Anche quando consigliano,
che è sbagliato.
Quando ti insultano.
L’odore del gesso,
sulla grafite della lavagna,
il mio nome.

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Text by Daniele Mosca

Mi trema la voce

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Mi trema la voce. É così semplice rompere una melodia. Tra una nota sbagliata e un tempo imperfetto ci passa un solo attimo, o il senso della vita stessa. Un verso, poi un altro. Non può arrivare proprio adesso, proprio prima del ritornello. Ma la voce torna a salire, le note vanno al posto giusto. L’emozione, quando arriva, sa sempre dove andare.

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Text by Daniele Mosca

Il mondo è qui

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Attorno a noi,
il vento soffia più forte.
Stringiti più forte,
lo sai che passerà.
Brividi sospesi,
appesi a un’alba repentina,
dal sapore amaro.
Di fronte a noi,
il mare.
Arrabbiato.
Feroce,
sincero.
A difendere i sogni,
i nostri.
A darci il coraggio,
quando sembra perso.
A credere in noi,
quando tutti smettono di farlo.
Attorno a noi,
tutto sembra lontano.
Stringiti più forte.
Perché il mondo è qui.

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Text by Daniele

Difendere

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Qualche giorno fa ho scritto un testo che raccontava dei pensieri di un papà che cercava le attenzioni della propria figlioletta. Uno scritto chiaramente ironico, ma che svela le dinamiche di chi si sta scoprendo genitore. La verità, però, è un’altra. Io non parlavo di me, ma di un ruolo speculare e fondamentale: quello della mamma. Infatti è lei che costruisce giorno dopo giorno un rapporto unico e simbiotico con la propria figlia. Un gioco fatto di sguardi e carezze. Di fatica. Un mondo in cui una donna scopre di essere essenziale per una personcina, che dipende completamente da lei. Un rapporto unico, appunto. Nessun altra persona, per quanto possa sforzarsi, può entrare in questa sfera intima e protetta, nemmeno il papà. Ed è la natura a scegliere questi meccanismi, a noi non viene concesso di stravolgerli, ma di agevolarli. E soprattutto il papà ha un compito importante: quello di difenderli.

Ciao, sono Daniele.

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Ciao, sono Daniele.
E ogni sera quando torno a casa dopo una giornata di lavoro vedo questa scena. Beatrice che sorride divertita che guarda la mamma, ma proprio con un sorriso che quasi arriva alle orecchie. Con gli occhi che ridono, pure loro. Poi. A un tratto. Mi avvicino alla culletta. Cerco di attirare la sua attenzione, la chiamo. Lei si volta lentamente e il sorriso si tramuta istantaneamente nell’espressione di chi fissa preoccupato il microonde dal quale sta uscendo del fumo nero e che rischia di esplodere da un momento all’altro. Poi con lo sguardo cerca la mamma con l’espressione interrogativa e anche un po’ preoccupata di chi, se potesse parlare, chiederebbe: ma questo chi è?
Così, ogni sera, mi presento.
Ciao, non sono l’operatore Amazon che fa l’autista e porta i pacchi, sono il tuo papà. Da tre mesi, tra l’altro.
Sipario.

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Text by Daniele Mosca

Guarda altrove

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Guarda altrove.
Dove piove sangue,
e i proiettili non fanno più male.
La sabbia nasconde tutto.
Anche gli uomini.
Specchi di se stessi,
animali che non ricordano più.
Pronti a costruirsi una religione.
A costituirsi.
Per non perdere l’identità.
A prendere, la dignità.
Perché ciò che credono sia,
conta molto di più.
Sembra cinico,
spietato. Irreale.
Sta per piovere.
Questo è odore di metallo,
ma non lo riconosciamo più.
Mi mordo le labbra,
ora ne sento il sapore.
Ma tu, non preoccuparti.
Guarda altrove.

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Text by Daniele Mosca

Tutti ne parlano senza averla letto, ecco cosa penso dell’Analisi costi benefici sulla Tav

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Tutti ne parlano, nessuno l’ha letta. Parlo dell’analisi costi benefici sull’opera Tav. Per curiosità sono andato a scaricarla e a leggerla, ho trovato una perizia di parte con dati presi un po’ da tutte le parti e raffazzonate in grafici per avvalorare una tesi che è già chiara dalla prima pagina: la tav non serve e qui ve lo dimostreremo. Tralasciando sui vari capitoli che cercano di denigrare le affermazioni di Foietta (ma non era una relazione tecnica) , si intravedono concetti antichi anche se fossimo ancora negli anni ottanta. Il traffico su gomma conviene, perché, dicono, ci sarà comunque meno traffico e quel poco può essere smistato su altre infrastrutture, sempre autostradali. Chicca finale: i pendolari. Nemmeno le infrastrutture a corollario dell’opera sono così necessarie, perché, diciamolo, treni ce ne sono già tanti, così come le strade che funzionano, per chi vuole andare in auto e sono pure scorrevoli. Quindi, che ci frega di andare a Lione? Il mio è un sunto di parte, ovviamente scritto da uno che attende con impazienza che il treno arrivi a Orbassano (sí, una di quelle opere a corollario) e che spenderebbe molto meno tempo e soldi per andare a lavoro, oltre a inquinare meno. Ma, in fondo, mica devo andare a Lione, io. Il tema è questo: o si è tecnici o si è politici. Questa commistione strumentale non è che una presa in giro, sia per chi crede nella realizzazione di un’opera come investimento sul futuro, ma anche per chi è contrario, per tutte le sue legittime ragioni.
#SiTav
#NoTav
#ForseTav

Oggi è San Valentino, ma io ricordo Marco Pantani

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Oggi è San Valentino, un giorno importante per tanti motivi, ma a me piace ricordarlo anche perché è stato il giorno in cui un artista che ho amato molto è stato ritrovato morto in un’anonima stanza di albergo di Rimini. Sto parlando di Marco Pantani. Distrutto dalla stampa, dalla sfortuna, dai cattivi incontri, non è riuscito a vincere l’ultimo gran premio della montagna. Abbandonato da tutti, perso nel tunnel della droga, è uscito di scena in silenzio, ma per molti di noi è ancora qui ed è ancora un esempio, nonostante chi cerca di screditare, puntare il dito, fare del male, a me piace ricordarlo con la sua bandana a sbaragliare e lasciarsi alle spalle gli avversari. La sua fragilità era anche la sua forza, non dimentichiamolo quando ci perdiamo e rimaniamo soli. Non dovremmo mai vergognarcene.
#SanValentino
#MarcoPantani

Io sono mia, la storia di Mia Martini

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#iosonomia mi ha fatto riflettere, nonostante conoscessi bene la storia di Mia Martini. Non sto a dire che la splendida interpretazione di Serena Rossi abbia ridato vita all’artista con maestria, talento e professionalità, ma a farmi pensare sono state le scene in cui è stato raccontato l’isolamento in cui Mimì è stata relegata, fino a essere costretta al ritiro. Ricordo di avere iniziato a seguirla con il brano “Almeno tu nell’universo”, poco prima di iniziare a seguire anche Marco Masini. Anche quest’ultimo ha vissuto quell’incubo. Ho visto con i miei occhi la gente allontanarsi, i palazzetti svuotarsi e poi anche i locali più piccoli. Sono però orgoglioso di averlo supportato anche in quei momenti, andando ai suoi spettacoli, cantando le sue canzoni, comprando i suoi dischi. Quello che mi piacerebbe sapere sono i nomi degli artisti che non volevano entrambi sul palco. Sarebbe ora che questi personaggi iniziassero a togliersi la maschera di chi davanti alle telecamere recita “Mimì, quanto le volevo bene”. Chiusa la polemica, resta che “Io sono mia” sia una bella fiction, un ottimo ritratto che rende giustizia a Mimì. Ma c’è ancora molto lavoro da fare in un mondo, quello dello spettacolo, cinico, perfido e tante volte ignorante .