Sfidare le leggi?

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Se credessi davvero in qualcosa sfiderei delle leggi? Io credo di sì. Gli attivisti, li capisco. Ma fino a un certo punto. Non li capisco quando iniziano a giocare con le provocazioni, le strumentalizzazioni. Le regole vanno rispettate. Così come le forze dell’ordine che le rappresentano. Il tema immigrazione è serio, non può essere gestito né con la modalità Salvini, ma nemmeno con quella delle Ong. Serve un modo serio di affrontarlo. Il circo mediatico che ho visto passare sui social mi ha disgustato, così come gli insulti al capitano della SeaWatch3. Siamo un paese civile. Ricordiamolo ogni tanto. Detto questo, per la Rackete non è stato convalidato l’arresto, quindi è libera. Io ci credo che lei voglia salvare vite, ma quello che ha fatto, parlo dello speronamento e della forzatura del blocco imposto dalle forze dell’ordine, resta comunque una brutta azione. Spero lo capisca, ma gli attivisti tendono ad esasperare la loro posizione, quindi presumo tornerà a farlo. Ma mi chiedo, se la Libia non è un porto sicuro, e non credo lo sia, di chi è la competenza di risolvere il problema? Io credo dei paesi occidentali, dell’Onu. Non è tollerabile sapere che esistono campi di tortura e non fare nulla. In questo disinteresse generale, gli attivisti perlomeno provano a fare qualcosa. Discutibile il risultato? Certamente. Ma ora tocca alla politica fare qualcosa di serio. Non solo tweet, dirette sui social e comparsate nei talk. La politica è una seria, così come le leggi. Ma se ritenessi queste ultime sbagliate, ingiuste, discriminatorie, io le sfiderei. Alla politica tocca il compito di ascoltare, non di insultare.

#Labirinto #Ep9

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Nelle puntate precedenti

Fabio è fuggito nel bosco, inseguito dalle guardie che avevano rapito anche Simona. Lo avevano sottovalutato perché soffriva di una patologia dello spettro autistico, ma lui ricordava perfettamente la mappa di quel bosco. Gli inseguitori non hanno tempo e decidono si dare fuoco al bosco.
Il nuovo capo del regime è pronto a decretare concluso il progetto di controllo totale.
In una clinica, il primario sta per dare il via allo spegnimento dei macchinari che tengono in vita un paziente. Quel paziente è Davide Porta. Un uomo che possiede l’unica soluzione per fermare il virus.

#Ep9

“Nel mezzo del cammino, mi ritrovai per una selva oscura. Che la diritta via, era smarrita”.

Ed era proprio quello il concetto che affioró nella mente di Fabio. L’inferno, così veniva chiamato dai ragazzini quel bosco, così fitto e inquietante.

Ma Fabio non aveva tempo per aver paura. Continuava a rimandare indietro il preludio di una crisi. La sua mente era sollecitata da troppo tempo. Il dottore lo aveva ripetuto più volte che nella sua condizione non si sarebbe dovuto esporre a situazioni simili. Ma quel bosco rappresentava il posto più sicuro in cui fermarsi per riposarsi e capire cosa fare. Ricordava bene la mappa di quel bosco, l’aveva vista su un libro.
Ci volle poco tempo per raggiungere il corso d’acqua che lo attraversava. Aveva sete. Si sentiva stranamente lucido. Si chiedeva fin dove si sarebbero spinti per stanarlo. Ma perché cercavano proprio lui? Un ragazzino autistico, insicuro e silenzioso. Non lo sapeva.
Iniziò a piovere e a tirare vento. Per lo meno in quella situazione non avrebbero mandato in giro droni per la ricerca termica. Questo gli concedeva un po’ di tempo.
Cercò di riprendere il controllo della sua mente, ma non era semplice. Sentiva che stava per perdere il controllo. La sua mente era un sistema delicato e in precario equilibrio. Sapeva che avrebbe iniziato a gridare a colpire oggetti con violenza e non ci sarebbe stato nessuno a placarne gli effetti. E in più avrebbe sicuramente attirato l’attenzione. Si fermò accanto al corso d’acqua che si stava man mano riempiendo grazie alla pioggia che continuava a scendere copiosa. Gli tornò in mente la mappa del bosco. Una leggenda raccontava che quel bosco era stato il rifugio segreto di una nobildonna del medioevo. Sentiva la crisi arrivare. E c’era qualcosa che la sua mente stava captando. Odore di Cherosene. Un liquido infiammabile. Non sapeva che la sua fosse solo una fantasia deviata, ma iniziò a credere che fossero pronti a dare fuoco al bosco. A dargli la certezza furono gli animali correre impazziti. Doveva ricordare in fretta alla mappe e a un luogo sicuro in cui nascondersi.

Sala operativa Lmds

A che punto siamo con la rimozione dei soggetti che non rispondono alla cura?
A buon punto. Mancano soltanto pochi elementi.
Benissimo, come procedere il monitoraggio dello sviluppo del virus?
Siamo al 90%. Superata la soglia del 95% il processo potrà considerarsi irreversibile.

L’imperatore sorrise. Nessun ostacolo lo avrebbe fermato nella corsa del primo Impero della nuova era. Quella tecnologica. Era in cui il cervello può essere riconfigurato come una qualsiasi periferica. A lui era bastato il segnale della Macchina del Silenzio. Un segnale in grado di modificare il funzionamento dell’amigdala. La parte del cervello che processa le informazioni in ingresso al cervello. E il tutto grazie a un modello numerico che gestiva il flusso di frequenze da diffondere. Idro3. La sua era una macchina perfetta.

Clinica 02.
“Preparate il protocollo di sedazione del soggetto della stanza 13”, ordinò il primario.
“Come vuole”, rispose il medico.

Nella stanza 13 c’era il corpo di un uomo di cui non si conosceva l’identità. Nessun parente aveva denunciato la scomparsa. L’unica particolarità rilevata dallo scanner celebrale era una leggera anomalia.

Intanto, nel bosco, le fiamme si erano alzate in cielo nonostante la pioggia. Il bosco sembrava un’immensa cattedrale di fuoco. Dall’unico lato non attaccato dalle fiamme uscivano animali spaventati. I soldati aspettavo con pazienza che sbucasse il ragazzino.

Ma Fabio stava per morire soffocato e le ferite che si era procurato con l’ultima crisi gli rendevano difficile ritrovare la lucidità. Vide un masso e in quell’istante immaginó la nobildonna che per raggiungere in sicurezza quel luogo utilizzava un antico tunnel. Si mosse a tentoni verso il lato nascosto del masso e intravede un varco. Forse quella leggenda non era solo frutto di fantasia. Così Fabio si immerse nel buio.

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Text by Daniele Mosca

#Labirinto #Ep9

#Labirinto #Ep8

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Nelle puntate precedenti:

Fabio, un ragazzino che soffre di una patologia dello sprettro autistico, ha incontrato Davide Porta attraverso il portale Second Life, luogo virtuale in cui non risente degli effetti della patologia di cui soffre. Simona, che era riuscita a far entrare Fabio nel portale per salvarlo dalle mani di Sergej e dei suoi uomini, finisce per essere torturata per ottenere informazioni. Ma lei non parla, continua a osservare Fabio, privo di conoscenza, che sembra in preda a un sogno molto intenso.

 

#Ep8

Le fronde degli alberi e i rami gli battevano sul viso mentre correva. Riusciva a percepire i bagliori dei fari anche al di sopra del bosco. Correva, come se da un momento all’altro potesse venirgli in mente un’idea. Un piano. Un luogo dove andare. Fabio conosceva poco la sua mente. I suoi medici gli avevano diagnosticato una sindrome dello spettro autistico. Non era mai stato bravo a manifestare le sue emozioni, eppure era dispiaciuto per quelle espressioni che comparivano sul viso della sua mamma. Sapeva che lei era preoccupata per cosa sarebbe stato di Fabio nel futuro. Con il tempo lo aveva visto integrarsi, a modo, suo con il mondo che lo circondava e acquisire di volta in volta nuove capacità. Quella che più la stupiva era la memoria. Era in grado di ricordare intere mappe e percorsi senza il minimo sforzo. E per Fabio questa era sempre stata una forma di soddisfazione. Il cuore gli batteva fin quasi a scoppiare, in quella situazione temeva che sarebbe esplosa la crisi. E se fosse accaduto lo avrebbero sicuramente trovato. Non doveva accadere. Non in quel momento. Cercò di mantenere la calma e si fermò sotto un albero dalle fronde più intense. Riprese fiato e iniziò a pensare. Ci vollero pochi istanti perché alla sua mente riaffiorò un ricordo. Era una mappa del bosco che aveva consultato qualche mese prima per un lavoro che gli avevano richiesto a scuola. Si stupì di ricordare ogni più piccolo e insignificante particolare. Compreso il punto più nascosto e pericoloso, ma nel quale i suoi inseguitori non sarebbero mai arrivati. Da quelle parti tutti gli abitanti della zona lo chiamano l’inferno. E ironia della sorte, quella rappresentava l’unica possibilità di salvarsi.

 

Simona era legata a una sedia. Sul suo corpo avevano sperimentato già diversi strumenti di tortura, dalle percosse, alle bruciature, fino all’annegamento. Si sentiva esausta e sul punto di cedere. Volevano sapere dove trovare il ragazzino, ma lei non lo avrebbe mai detto. Voleva consentirgli un margine di vantaggio. Sergej la fissava con sguardo perfido. Sapeva che l’avrebbe prima o poi uccisa se non fosse riuscito a recuperare Fabio. E forse l’avrebbe uccisa lo stesso. Fabio era stato furbo e scaltro. Quando aveva riaperto gli occhi sembrava posseduto da una luce nuova. In un attimo aveva capito che non poteva contare su di lei. Era riuscito a eludere la sorveglianza, nessuno di loro poteva anticipare le mosse di un ragazzino veloce e determinato che in poche mosse era riuscito a uscire all’esterno. Gli aguzzini erano convinti di prenderlo in pochi minuti, li aveva sentiti ridere di lui. Ma erano passate ore e non erano ancora tornati. E Sergej era sempre più nervoso.

Qualche istante più tardi Sergej perse la pazienza. Gli avevano comunicato che il segnale di posizionamento del ragazzo era svanito nel nulla. Simona non riuscì a nascondere un sorriso, sapendo che l’avrebbero colpita sul volto. Non le importava.

 

Clinica sperimentale 02

Il primario stava visionando gli ultimi risultati dei test eseguiti sul paziente ed erano negativi. Chiamò il responsabile del reparto e comunicò una data. La data in cui i macchinari sarebbero stati spenti. Tre giorni. Non avrebbe concesso più di tre giorni.

 

#Ep8 #Labirinto

 

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Text by Daniele Mosca

“Un caso speciale per la ghostwriter” è il nuovo romanzo di Alice Basso

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“Un caso speciale per la ghostwriter” di Alice Basso è l’ultimo capitolo della saga che ha come protagonista Vani Sarca, la ghostwriter delle Edizioni L’Erica. La storia inizia proprio con un allontanamento volontario di Enrico, il capo delle Edizioni L’Erica, licenziato dalla casa editrice per aver rinunciato a un sicuro successo internazionale. Enrico è un personaggio dispotico e problematico che da tempo tratta male tutti, Vani compresa. Ma la stranezza é che l’uomo ha rinunciato a quell’affare per fare un favore proprio a Vani. E nessuno dei due è pronto ad accettarlo. Enrico, però, non si trova. Parte così una vera e propria caccia al tesoro alla ricerca dell’editore. Un viaggio nell’espiazione del senso di colpa, nel passato di Enrico, ma anche in quello della protagonista. La storia riguarda soprattutto l’intreccio del futuro dei personaggi che hanno animato le vicende che giravano attorno a Vani, quindi di Morgana, Lara, il suo ex fidanzato, nonché scrittore di successo Riccardo Randi, e ovviamente del Commissario Berganza, il suo compagno. Il cerchio si chiude e come ci si attende da un finale i nodi verranno al pettine e non mancheranno momenti emozionanti e di sana commozione. Nel complesso il romanzo è più cupo dei precedenti, forse complice l’imminente fine della storia. Alice Basso scrive divinamente, questo è un dato di fatto. Anche in questo romanzo Alice rende omaggio a Torino, alle sue atmosfere e particolarità. Con un po’ di malinconia salutiamo Vani Sarca e attendiamo i prossimi progetti dell’autrice che tanto abbiamo apprezzato con questa serie.

Il vuoto dentro era incolmabile – #Luna #Ep5

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Il vuoto dentro era incolmabile, andava ben oltre quella sensazione di sporco che sentiva addosso. La paura ha un colore impalpabile e lei a questo non era abituata. Le avevano insegnato a combattere, a graffiare, se era il caso. Ma qualche passo fuori dall’ospedale, si era da subito sentita sola. E aveva giurato a se stessa che non lo avrebbe raccontato a nessuno. Avrebbe superato quel momento da sola. Aveva una cosa importante da fare e un volo già prenotato. Non sarebbe mancata per nessun motivo al mondo.
Non si supera un dramma in quel modo, penserà il lettore. E ha ragione. Perché questo non sarebbe stato che l’inizio. Le lacrime iniziarono a scendere qualche ora, in cosa al gate per l’imbarco. L’ennesino tentativo del suo ex ragazzo. Quel figlio di puttana che l’aveva abbandonata. Quel figlio di puttana che conosceva la barista che le aveva servito quel drink che l’aveva stordita. Ma questo lei non può saperlo. Si sedette al suo posto, vista finestrino. Chiuse gli occhi quando l’aereo prese quota. Dopo poche ore avrebbe rivisto suo nonno. Stava male da tempo e dentro di se sapeva che sarebbe stata l’ultima. Lui le avrebbe saputo sicuramente dare il consiglio. Se ancora si fosse ricordato di lei. Siamo petali di una rosa, che avrà troppo poco tempo per splendere. Al suo cospetto si sentiva sempre quella piccola ragazzina che lo guardava in attesa che le desse qualche spicciolo per comprarsi un ghiacciolo. In modo quasi meccanico prese il cellulare che continuava a vibrare nella borsa. Un numero sconosciuto. Pochi squilli, non fece in tempo a rispondere.
“Vieni, devo mostrarti una cosa” le disse il nonno. Lei lo seguì, colpita dalla lucidità che sembrava avergli ridato il carattere di un tempo.
L’uomo la guidò nella stanza in cui lei aveva trascorso intere estati quando era piccola.
“Tieni”, le disse.
Luna prese la lettera che il nonno le aveva daro.
“Aprila. Voglio che tu lo faccia prima che il mio cervello torni nella nebbia.”
Luna la aprì e iniziò a leggerla. Una lacrima scese sul suo viso.
Nel frattempo il cellulare ricominciò a vibrare.

#Luna #Ep5
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Text by Daniele Mosca

Paura di non capire

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I titoli dei giornali esasperano o ignorano, ma la serie di attentati che hanno avuto luogo in Sri Lanka riguarda un attacco di matrice islamica contro i cristiani, avvenuto durante una celebrazione religiosa. Nel nostro paese è in corso una propaganda volta indoviare un nemico, da ricercarsi tra gli immigrati, tra i quali è evidente la maggioranza di individuali di religione islamica. Questo spiega il timore o la necessità di strumentalizzare l’accaduto. La sensazione è quella si vivere in un continuo clima da partita di calcio. Sono tornati in auge temi come fascismo, razzismo, deriva autoritaria, comunisti e tanti altri. In tutto questo si sta perdendo un concetto che è naufragato già a seguito degli attentati dell’Isis in Europa, ovvero l’integrazione. Attentati effettuati da personaggi nati e cresciuti nei paesi che hanno attaccato. Qualcosa è andato storto, tirando fuori concetti che si credevano dimenticati, come la guerra tra religioni. A fare da sfondo una politica falsa che si autoalimenta con il dissenso e una volontà di non leggere una storia che è stata scritta in troppi modi diversi e che si presta troppo facilmente al revisionismo storico. Insomma, nella confusione ognuno può dire quel che gli pare. Un periodo storico difficile. A differenza degli altri precedenti, qui c’è la rete che fagocita e smonta, senza poi lasciare traccia. Milioni di trame diverse. Fermiamoci a pensare a cosa sappiamo davvero di quello che accade e invece quanto siamo in grado di assimilare pensieri di altri. É questo il rischio, come in tutti i periodi storici, diventare strumento, perdere la capacità di riflettere. Questo a prescindere dal grado di conoscenza. In questo momento storico anche chi legge può essere influenzato, anche senza esserne consapevole. Anche chi scrive. Ed è questo non sapere a fare paura.

Photo AdnKronos
Text by Daniele Mosca

Udienze e cambiamento climatico

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Greta Thumberg a udienza dal Papa, Salvini no. Questo è il semplicistico ritratto che emerge dai giornali di questi giorni. Il tema è però più complesso, parliamo di una ragazzina che, anche grazie a uno staff di adulti che la segue, sta portando il giro un messaggio assolutamente condivisibile: non c’è più tempo. Parliamo ovviamente di cambiamento climatico. Aldilà delle polemiche sul titolo che Greta avrebbe per pronunciarsi, ci sono migliaia di studi che evidenziano il trend di questi anni e per gli anni avvenire. C’è il tema di realtà economiche come Cina e India che rivendicano il “diritto a inquinare” che ha permesso ai paesi occidentali di svilupparsi durante l’era industriale. C’è il tema dell’aumento delle temperature dell’atmosfera a causa dei gas serra e di uno sviluppo sostenibile che tarda a diventare efficace. Non si possono negare alcune posizioni negative come quella americana nei confronti degli accordi internazionali per ridurre l’emissione di Gas serra. Il tema è complesso, in questo senso è doveroso anche solo continuare a porre il tema alla politica, anche con delle manifestazioni. Senza entrare nel merito di quali siano gli interessi che spingono il fenomeno innescato da Greta credo si debba dare più fiducia ai ragazzi e appoggiare lo spirito critico e magari spingerli a guardare il mondo in un modo diverso, magari proponendo punti di vista alternativi a quelli che hanno portato a questa situazione. Inutile attaccarli, semmai bisognerebbe ascoltarli. Il tema c’è ed è importante, sicuramente più del perché il Papa preferisca dare voce a una ragazza ambientalista e non a un politico che rispolvera ideali nazionalisti e assolutamente allineato alle idee di Trump. Quello che forse dovremmo imparare a fare è a non cadere nelle strumentalizzazioni e nelle polemiche montate ad arte, difficile, ma lo spirito critico può aiutare. Ed è quello che maggiormente spicca nei più giovani. Aiutiamoli a dare loro più voce e se è il caso facciamo un passo indietro e lavoriamo per loro come uno staff che ci crede.Photo by Adn Kronos
Text by Daniele Mosca

Notredame: perché non hanno usato lo spegnimento dall’alto

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Le cattedrali gotiche sono caratterizzate da un sistema di pesi e contrappesi, per questo l’incendio di #notredame ha destato diverse preoccupazioni, in particolar modo per quanto concerne le tecniche di spegnimento. Per sostenere le altissime pareti verticali e mantenerle leggere i maestri costruttori del tempo hanno previsto la presenza di ampie vetrate, ovvero i rosoni e le vetrate verticali. Sulla parte alta sono presenti diverse statue e ovviamente il tetto sorretto dalle pareri. Uno dei temi che per esempio non era presente nei nostri territori era il vento. Infatti per poter costruire strutture così alte avevano ideato un sistema di puntali per scaricare a terra le sollecitazioni create dal vento e che si trasferiva attraverso le pareti. Questa è chiaramente una semplificazione per far capire quanto fosse critica la situazione, ovvero la presenza di un incendio che destabilizzava man mano la distribuzione dei carichi e contestualmente il vento che da una parte alimentava l’incendio stesso e dall’altra sollecitava la struttura verticale. Il rischio era ovviamente il collasso delle pareti verso l’interno. Questo tema é stato sicuramente un fattore che ha determinato la scelta di evitare l’utilizzo di sistemi di spegnimento delle fiamme dall’alto, ovvero con Canadair o elicotteri. Per fortuna la struttura è salva, così come le vetrate. La ricostruzione sarà un lavoro lungo e non facile, ma #notredame è stata salvata grazie alle scelte degli uomini che sono intervenuti in fase di emergenza.

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Text by Daniele

La #festadellibro si è conclusa

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Si è conclusa la #festadellibro di Orbassano, intanto ringrazio i nuovi lettori che mi hanno dato fiducia scegliendo #LaMacchinadelSilenzio. Qui come sulla carta i lettori sono il vero motore della scrittura. Abbiamo presentato il nuovo romanzo #comeunarandagia di Anna Serra che ora inizia il suo cammino. Ci rivedremo al Salone del Libro. Ormai manca poco. Vi lascio alcuni scatti di questo weekend.

Ci rivedremo

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Ci rivedremo.
Nonostante le nostre paure.
Le strade che ci dividono.
Le guerre, che ti hanno sporcato il viso.
Ti hanno ferita.
Quante volte ti sei rialzata,
e ti rialzerai.
Anche questa volta.
Passerà la cenere,
le sirene smetteranno di suonare.
Ti ritroverai in silenzio,
e dovrai guardarti allo specchio.
E farà male.
Ma ci saremo.
E ti guarderemo con lo splendore di sempre.
Perché noi ci rivedremo.#notredame