Raccontami

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Raccontami di chi eri,
quando le luci erano spente.
E sentivi il pubblico fuori.
Con la foglia di fuggire.
Quando ti dicevano di smetterla.
Quando la pioggia non ti bagnava più.
Il freddo ti faceva compagnia.
E la notte non ti faceva paura.
Delle stelle appese,
a un soffitto ridipinto di fresco.
Dell’autunno che arrivava,
e di te che non trovavi le parole.
Raccontami di chi sei,
dell’inchiostro e dei respiri.
Di cosa voglia dire essere padre,
anche se forse non lo sai davvero.

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Text by Daniele Mosca

I consigli della rabbia

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La rabbia è una buona consigliera, talvolta. Spinge a compiere gesti coraggiosi, che mai avresti fatto in altri contesti. Spinge il sangue al cervello con una tale forza da amplificare i pensieri. Per certi versi ha gli effetti di una droga. Potente, efficace, diretta. Come tutte le droghe, però, ha degli effetti negativi. Provoca assuefazione. Annebbia la lucidità. Acceca gli intenti. Siamo sinceri, ha quasi sempre una ragione ben fondata. Quello a cui non pensiamo mai è a quello che la rabbia lascia dentro. Alle scorie tossiche. Alla sensazione di amaro che resta in bocca. La maggior parte delle volte rende vulnerabili e immersi nei sensi di colpa. Con l’età ho capito che una sana e lucida cattiveria può fare stare meglio. Come quando ci si prepara a entrare in campo per una partita importante. Una cattiveria che ti dia la forza di difenderti e contrattaccare alla prima occasione. Chi si vanta di essere perfetto, luminoso, sempre giusto, fa semplicemente una sola cosa. Mente.Photo by UnsplashText by Daniele Mosca

Brucia

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Cala una nebbia,
leggera e trasparente.
La città si vede appena.
Qualche nuvola bassa.
Mentre aspetto,
inganno il tempo.
Sottolineo frasi,
di un libro che non posso capire.
Brucia dentro,
come alcool,
la necessità di respirare.
Ma è tutto fermo.
La nebbia svanirà,
solo allora tutto sarà chiaro.

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Text by Daniele Mosca

Con la freddezza del metronomo

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É vero che mi bruciano gli occhi.
Saranno i primi freddi.
Ma forse c’è altro.
Anche se non so trovare le parole.
La lente di ingrandimento,
disegna rughe di espressione.
Quei segni che ti contraddistinguono.
Ti danno un volto.
Ma che, allo stesso tempo,
svelano le tue sofferenze.
Battono il tempo,
con la freddezza del metronomo.
Eppure sei lì,
a giocare ancora.
A guardare la pioggia cadere,
attraverso un vetro appannato.
A seguire il filo di un aquilone.
Fino ad arrivare alle nuvole.
Non rimpiango niente.
Nemmeno i miei errori.
In fondo, non riesco a odiare nessuno.
Anche quando mi ha fatto male.
Le lacrime renderebbero la vita più semplice,
Agli occhi, almeno.
Che ora bruciano.
Ma non è niente.
Saranno i primi freddi.

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C’è una cosa che non insegneró mai a mia figlia.

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C’è una cosa che non insegneró mai a mia figlia. Ad arrendersi.
Ad accettare che qualcuno abusi della sua fiducia.
A metterla in un angolo con una velata minaccia.
A ridicolizzare le sue idee.
Ad accettare che un bullo possa vincere la sua partita.
Mai.
Finché avrò respiro le insegneró a combattere per quello in cui crede.
E che se anche perderà qualche partita, potrà sempre tornare a giocarne altre.
E che, in quel caso, lo potrà fare a testa alta.
Che una lacrima che vuole cadere, non è poi un gran problema, finché ci si può guardare allo specchio.

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Text by Daniele Mosca

Dieci anni più tardi

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Sono trascorsi dieci anni. Era una sera calda di settembre. Ero al mare. Quella sera c’era una luna piena enorme, una di quelle che mi hanno sempre provocato reazioni forti, tali da spingermi a guardarmi dentro. Era un periodo strano. Andai verso la spiaggia, da solo, rimasi a guardare i riflessi della luna sul mare. Nacque in quel momento il progetto di pubblicare il romanzo che avevo tenuto nel cassetto, di aprire un portale che parlasse di attualità e musica, di andare sul palco a cantare le mie canzoni. In questi dieci anni queste cose le ho fatte, con gli alti e bassi del caso. Dopo tutto questo tempo è arrivato il momento di rifare dei progetti e accantonarne qualcuno ideato allora. Si cambia. È un processo inevitabile. Violento, a volte. Ed è surreale anche anche questa volta la decisione avvenga durante una notte di luna piena di metà settembre.

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Text by Daniele Mosca