Buon #2020

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Questo è stato un anno complicato. Tanti cambiamenti, cose avrei voluto fare meglio. Cose vorrei saper fare meglio. Ma non siamo esseri perfetti. Chi come me è romantico, ama la luna, parlare tra sé e sé dei sogni, ma anche dei rimpianti. Non si può mai sfuggire dal fare i conti con se stessi, non in giorni come questo, almeno. Ripartire da se stessi vuol dire anche fare chiarezza, dentro. Per il prossimo anno vorrei tornare a rivedere il me stesso più determinato e sicuro, non preda dei venti. Mi rendo conto che anche questo post non suoni come vorrei. Sento tra le mie parole come una nota stonata che rovina l’intera sinfonia. Forse in questi casi sarebbe più saggio un sano silenzio. C’è del fuoco che probilmente ancora arde sotto la cenere. E io proprio non posso farci niente. Ma d’altro canto, chi è romantico lo sa che la luna gioca brutti scherzi. Per tanto, basta con i convenevoli. Tanti auguri e che sia un buon nuovo anno per tutti. #2020

Ghiaccio

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La statua e il ghiaccio,
lacrime che scivolano.
La notte e il suo contrario.
Favole che passano.
Volti che cambiano.
Ed è così, che senti freddo.
Perché nulla è come sembra.
In fondo a ciò che sento.
La statua è di ghiaccio.
Lo sguardo assorto.
Corre oltre le montagne.
E il freddo non basta.
Ogni goccia, è un mare.
Un fiume solitario,
che racconta di sé.
Ai silenzi che ha rubato.

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Text by Daniele Mosca

Tempo di bilanci

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È tempo di bilanci. Questo è stato un anno complesso. Soprattutto per quanto riguarda il tema lavorativo, ma di cui ho già abbondantemente parlato. Un anno che mi ha coinvolto nel ruolo di papà e che ancora mi trova impreparato nel rendermi conto di quanto Beatrice stia crescendo in fretta e di quanto ci si scontri con le proprie, di paure. Dal lavoro, alla salute, ai sogni che inevitabilmente devono essere messi da parte per dare spazio alle priorità. Questo concetto porta dritti verso il tema della scrittura. Quest’anno non sarò al Salone del Libro. Era prevista l’uscita di un nuovo romanzo, uscita che non ci sarà. Questa è stata una scelta sofferta, ma inevitabile. Sia perché il tempo è sempre meno, visti i cambiamenti in atto, ma ovviamente il tempo non è la sola motivazione. Non è un segreto che avrei desiderato che soprattutto l’ultimo romanzo ottenesse risultati migliori, da qui è nata un’analisi a trecento sessanta gradi per capire cosa non funzionasse. E ho capito che per molte cose devo ripartire da me. E questo discorso vale in generale su tutte le cose importanti. Proprio per questo ringrazio chi nella mia scrittura ci crede, che mi segue nonostante tutto, chi mi ha aiutato a migliorare nei punti che mi erano meno chiari e a tirare fuori una parte di me in grado di raccontare una storia nuova, in un modo diverso. Non credo che la mia voglia di scrivere si concluda con il mio Salone che non ci sarà, ma che bensì ripartirà proprio da lì. Credo che per migliorare serva lavorare, in silenzio, lontano da tutto e tutti. Superare le delusioni mettendoci l’anima nelle cose, studiando, approfondendo. I momenti di crisi spesso servono più dei riflettori. Per questa volta non farò programmi per il prossimo futuro. Ma il mio obbiettivo era, è e sarà costruire.

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Text by Daniele Mosca

Quando ho imparato a scrivere

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Quando ho imparato a scrivere, non sapevo che avrebbe fatto così male. Che i miei stessi pensieri potessero rimanerne vittime inconsapevoli. Perché con le parole possiamo dire davvero tutto, nel bene, nel male, nell’inutilità. Mi bruciano gli occhi, fuori c’è troppa luce. E dentro spesso ho freddo, perché chi ama la luna è così, proprio non sa dimenticare la propria solitudine. Anche in mezzo alla festa più affollata. Perché si possono amare le piccole cose, ma le briciole mai. Sorseggio un bicchiere di vino, nel camino ardono i fogli con sopra scritte le mie parole. Quando ho imparato a scrivere, non sapevo che sarei stato capace di farne a meno.

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Il suono di un nome

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Il tempo conta i passi,
leggeri e ovattati.
La luna è appena nata,
disegna le sue ombre.
Sotto il manto silenzioso della prima neve,
il suono di un nome.
Una bugia innocente,
che si scioglierà in primavera.
Un amore che si è perso,
tra i sentieri disegnati tra i sassi.
Tutto sembra fermo,
come in posa per una fotografia.
Il freddo quasi non si sente.
É Natale, con tutte le sue luci.
Come la neve,
non sa nascondere tutto.
Soprattutto quel velo di malinconia.Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

Una nuova lingua

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Avevo delle ferie da fare prima di iniziare il nuovo lavoro, quindi questa settimana l’ho trascorsa interamente prendendomi cura di Beatrice. Ed è strano pensare che in un anno io lo abbia fatto, per lo meno un tempo continuato, così poco. Siamo sempre presi dal lavoro, dalle preoccupazioni, che spesso ci dimentichiamo quanto possa essere rigenerante il sorriso di tua figlia, quando riesci a darle la pappa dopo che hai bruciato tre volte la minestra, messo bene il pannolino dopo averlo installato al contrario dodici volte. E dopo averla raggiunta in fondo al corridoio dopo che è scappata gattonando dal suo tappeto. La verità è che si crea un rapporto di simbiosi, di fiducia, un filo invisibile che lega indissolubilmente. Si inizia a capire quando ha fame, sonno, quando vuole andare a prendere aria fuori, è un po’ come imparare una lingua nuova. Ci sono lavori che vediamo sempre come importanti, determinanti, sottovalutando che questo mestiere una mamma lo fa sin dal primo giorno di vita del bambino, spesso trascurando se stessa, i suoi interessi e sovrapponendolo al lavoro in ufficio, in aula o in fabbrica. Forse è questa la cosa più importante, a cambiare pannolini e fare le palle si impara, scegliere di parlare e ascoltare questa nuova lingua, invece, è qualcosa che va oltre ogni possibile spiegazione. È la natura che fa tutto da sé. Ed è qualcosa di sconvolgente.

Proprio accanto alla regina

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D’improvviso, è il sapore del silenzio.
Inaspettato.
Sospeso.
Incasellato sulla scacchiera.
Proprio accanto alla regina.
È ora di alzarsi,
di smettere di raccontarsi storie.
La luna stanotte non c’è.
E io ho bisogno di un bicchiere di vino,
che mi aiuti a mandar giù il mondo.
Le sue contraddizioni.
Tutto questo non è un gioco,
un film di pessima qualità.
È la nostra verità,
marchiata a fuoco sulla pelle.
Impressa sulle retine.
Incatenata dagli occhi.
D’improvviso, è il sapore del silenzio.
E della voglia di rinascere dagli specchi.

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Text by Daniele Mosca

Il mio rifugio

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Mi sveglio alle quattro, guardo fuori dalla finestra. Piove. Mi sembra di aver dimenticato qualcosa, o di averla persa per sempre. Forse è una parte di me, probabilmente quella migliore. Avrei voglia di un caffè, ma è davvero troppo presto. Ma la troppa stanchezza non mi fa comunque dormire. Il mio rifugio sono i pensieri, foto sbiadite che raccontano un mondo che già inizia a perdere colore. È il gioco della vita, dicono. È il gioco di chi vuole sempre l’ultima parola, penso. La vita sa far male, ma ci si abitua anche a questo. Le ferite fanno sempre male, ma le cicatrici ricordano gli errori già fatti. Sono ormai le cinque, fuori piove ancora.

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Text by Daniele Mosca

A volte non mi riconosco

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Il treno è in ritardo. A quest’ora è più facile fermarsi e pensare. Al tempo che passa, alle scelte, al passato e al futuro. Tutto si muove velocemente, come immagini che sfilano dal finestrino del treno. Una sorta di vortice che ti confonde. Viviamo tempi difficili e se non posso governare nemmeno la mia gastrite, figuriamoci il destino. A volte penso a quante parole ho sprecato, a quante idee o speranze ho dovuto sopprimere. Mi chiedo sempre se ne sia valsa la pena. Io credo di si. Stare in silenzio serve sempre a poco. Credere in qualcosa paga comunque, almeno quando ci si guarda allo specchio. Ma ho mal di testa, mi bruciano gli occhi, sento di essere stanco. Il treno è arrivato, ora vedo il mio riflesso nel finestrino. E a volte non mi riconosco.

Soltanto il mare

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Soffia forte il vento.
Le onde aggrediscono.
Il loro ruggito è potente,
sfiora la mia anima.
Il mare sa fare paura.
Per questo gli parlo,
gli chiedo come io possa difendermi,
quando sono alle corde.
Il sapore del sale arriva fin qui.
E sento il bisogno di respirare.
A pieni polmoni.
Soffocare il magone,
le lacrime,
ogni forma di paura.
E tutto questo può farlo soltanto il mare.

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Text by Daniele Mosca