Quella storia siamo noi

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Non sono mai le storie degli altri a fare male, ma quelle che ti sono rimaste addosso, sulla pelle. Quelle non vanno via nemmeno sfregando sui tuoi tatuaggi. E che raccontano di te più di quanto tu stesso sia capace di fare. Non sono mai le storie che scriviamo a descriverci, ma quelle che portiamo dentro. Quelle che amiamo, odiamo, che non sappiamo spiegarci, che ci spaventano, illudono, ingannano, sfreggiano, eccitano, uccidono. Ma, che ci piaccia o meno, quella storia siamo noi. Con le sue luci. E tutte le sue ombre.

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Sull’orlo di uno schermo

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Ci abbiamo creduto tutti a un mondo migliore, che avremmo interpretato il ruolo principale nella commedia più attesa del calendario degli eventi. Che ci saremmo osservati attraverso lo specchio dei camerini, per ritrovare quello sguardo e quelle parole imparate a memoria dal copione. E restiamo qui, con quel biglietto tra le mani, in attesa di prendere posto nella sala del cinema, di guardarci attorno nella penombra per scoprire che non siamo soli. Il mondo è anche questo restare in bilico sull’orlo di uno schermo, come persi tra dimensioni troppo lontane e immagini di noi, che non riusciamo a riconoscere.

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Infrangere il suono

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Il tocco leggero sull’ebano dei tasti. Il rumore nascosto del martelletto che sprigiona il suono. Il silenzio che si infrange, esplode in milioni di piccolissimi ricordi. La musica è questo, rompere ogni equilibrio, per crearne uno nuovo e perfetto.

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Correva, il tempo

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Correva il tempo, perché lí c’era troppo vento. E gli occhi bruciavano, ma non potevano non vedere. Correva, il tempo. E la luna faceva un po’ meno paura. Avvolta dalle nubi, incastrata tra troppe stelle. Chissà se mai avrebbe scoperto la solitudine. Quella che inganna, col sapore aspro di un giorno di pioggia. Poi, fermo a una stazione, attesi il treno che sarebbe arrivato di lí a poco. Raccolsi i pensieri e gli accordi disarmati. Ed é così che accadde. Un suono, poi una melodia e, in fine, le parole. Il tempo non correva più. Aveva imparato a camminare. E a raccontare.

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Se io, un giorno. Un pensiero su Silvia Romano

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Semmai nella mia vita io scegliessi di andare a prestare servizio in una parte pericolosa del mondo semplicemente, per i più svariati motivi, ma soprattutto per migliorare la situazione di chi sta peggio di me, se venissi rapito a scopo di riscatto, se fossi costretto a subire le peggiori cose da parte degli aguzzini, se le violenze fossero fisiche, psicologiche, o entrambe, se questa condizione perdurasse per anni. Se mi trovassi talmente in crisi che per salvarmi la vita sentissi la necessità di non urtare chi potrebbe uccidermi da un momento all’altro, io rimarrei comunque un cittadino italiano e, dentro di me, continuerei a sperare che il mio paese stia facendo tutto il possibile per venirmi a salvare. Anche trattare la cifra imposta per il mio riscatto. Perché la mia vita dovrebbe valere meno perché ho scelto di aiutare il prossimo? Perché dovrei essere considerato diverso se scegliessi di convertirmi a un’altra religione? Il nostro è un paese laico, non cristiano, non cattolico, non islamico, non ebraico, non buddista. É laico. Ciò che ha vissuto quella ragazza noi non possiamo saperlo. Ma parliamo di una cittadina italiana che aveva dei sogni. E, con tutta la mia sincerità, spero non sia stata costretta a perderli percorrendo una strada dell’inferno.

Diciotto mesi

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Mi chiami “Papà”. E credo basti questo per descrivere quante cose sono cambiate in diciotto mesi. Ogni giorno è una conquista per te, ma soprattutto per noi. Capire quanto é complicato far collimare tutti i punti delle nostre vite, stabilire le priorità. Un giorno capirai che il mondo fuori é complicato, che tante volte nulla é ció che si ostina a voler sembrare. E tu, per quanto proverai, capirai che non sarai in grado di cambiarlo. Quello sarà un momento in cui proverai un senso di amaro, ma che é proprio da lì che ripartirai per continuare a provarci. Scoprirai che le parole servono solo fino a un certo punto, che i sogni si infrangono. I sentimenti, pure. Ma che non sarà mai un buon motivo per non riprendere una matita in mano e tornare a disegnare quello in cui sceglierai di credere. Capirai che ogni delusione é come un mattoncino delle costruzioni, che potrai farne quello che vuoi. Nel bene, nel male. Molti vorranno cambiarti, ma so che sarai più forte tu. O almeno questo é quello che, nel mio piccolo, vorrei insegnarti. Lo so bene che spesso non sarà possibile, che ti ritroverai di fronte a scelte più grandi e importanti, che dovrai sacrificare dei sogni, probabilmente anche una parte di te. Ma anche quelli sono mattoncini, come quelli che ci regali ogni volta che dici “Mamma” e “Papà”, noi cercheremo di costruirti una base perché tu possa poi posare i tuoi.
#diciottomesi

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1Q84, il romanzo di Murakami

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Oggi vi parlo di un autore e di un romanzo controverso, ma che vale sicuramente la pena di conoscere.
“1Q84” è come un vortice. Un mondo parallelo in cui si rimane imprigionati. Si soffre e si gioisce assieme ai protagonisti Aomame, Tengo e Fukaeri. Un intrigo che si ingarbuglia pagina dopo pagina e atmosfere misteriose e a tratti mistiche sono gli ingredienti di un romanzo particolare. Lo stile di Murakami è originale e sfoggia una cultura certamente differente da quella che siamo abituati a trovare nella letteratura contemporanea, perché sembra di immergersi in una realtà epica, seppur ambientata ai nostri giorni. C’è un mondo che si percepisce all’inizio e che diventa parte del lettore, come se questo libro possa ipnotizzare con la forza di frasi e parole costruite con maestria, sapienza e una grande pazienza. Ci sono scene e immagini che ritornano, che arricchiscono un quadro, quasi fossero particolari e sfumature che rendono il senso complessivo ancora più intenso e coinvolgente. Sono pochi i casi in cui ci si imbatte in fenomeni letterari come questo, quindi è necessario entrare in questa dimensione per capirne il senso e assaporarne il contenuto. Una storia avvincente, che risveglia la curiosità e le emozioni, e che, non in ultimo, fa riflettere grazie alle metaforiche divagazioni che l’autore crea e plasma. Ci sono colori sensuali e riquadri agghiaccianti che si susseguono senza fine. Una girandola di sensazioni che scivolano via, pagina dopo pagina. C’è passione e amore in questa storia, c’è pathos e cinismo, c’è il male e il bene che lottano, c’è il male dentro e quello che insegue i protagonisti. C’è una guerra inconsapevole. Quella di Murakami è una narrativa ad altissimo livello che non si può fare a meno di leggere. “1Q84” è un libro nel libro, un mondo in un altro mondo. Forse questo libro rappresenta proprio il mondo.

Un ottima lettura, complessa, fantasiosa e spietata, ma allo stesso tempo accattivante e provocatoria.

Futuro imminente

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Restano i momenti. I sapori racchiusi nelle lunghe attese. I passi leggeri per non far troppo rumore. Perché si sa che ai silenzi non si negano parole. E accade, che d’amor si smetta di parlarne, per costruirne un’immagine coniugata in un verbo al futuro. Prossimo e, allo stesso tempo, imminente.

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