La simbologia in politica non è mai un caso, perché comunica pur senza esplicitare il destinatario del messaggio. É un rituale che conosciamo bene. Ricordiamo la croce, la falce e il martello, la croce celtica. Assistiamo, però, negli ultimi tempi, a una nuova forma di comunicazione che veicola messaggi apparentemente contrastanti. Mi riferisco alla dichiarazione del Ministero dell’Interno che prende le distanze dal Vaticano (e viceversa) in riferimento al tema migranti, mentre snocciola sul palco adiacente al Duomo di Milano un rosario. Era già accaduto qualche tempo prima con un vangelo. Messaggio che contrasta con la politica migratoria intrapresa nel nostro paese. Ma il messaggio è per i potenziali elettori, in vista delle prossime elezioni europee, in particolar modo a quelli afferenti alla sfera cattolica. Questa manovra ha però suscitato contrasti e proteste, il motivo sta proprio nella provocazione insita nel messaggio stesso. La Lega ci ha già abituati alla simbologia, sin dalla leggendaria figura di origine celtica presente sul logo del partito. Lo sviluppo in termini di consenso nell’intero territorio italiano ha reso necessario una modifica delle componenti simboliche e in questa ottica si fa riferimento alla componente numericamente più importante. Il contrasto resta, perché nessun cattolico praticante potrebbe concepire le politiche sull’immigrazione intraprese da questo governo, quindi, a chi è rivolto questo messaggio?