Recensioni

Recensione “Five” di Anonimo Italiano

Il nuovo disco di Anonimo Italiano si chiama “Five” ed è, appunto, il quinto disco di questo cantautore che ha raggiunto il successo con il singolo “Anche questa è vita”, uscito nel 1995 e che raggiunto la testa delle classifiche di vendita. L’esordio fu un caso mediatico importante, legato alla maschera che l’artista indossava e alla sua voce, che a molti ricordò quella di Claudio Baglioni. Si sono susseguiti diversi album, e le canzoni d’amore di Anonimo Italiano hanno conquistato un pubblico affezionato e fedele. Questo nuovo disco sembra ripercorrere la storia e guardare oltre l’orizzonte. Il primo brano è “Oggi è lunedì” racconta di un amore finito, delle scorie che ha lasciato dentro, ma anche della voglia di rinascere, di superare il senso d’amarezza e di vuoto. Una nuova luce, che emerge dalle note di una bella canzone. In “L’odio diventa amore” ci sono sentimenti contrastanti, sogni specchiati in pensieri non celano il retrogusto amaro di un addio. Sogni naufraghi, stelle che si perdono. “Per te farei di tutto” è un pezzo lento e crudo, come cercare una donna persa e smarrirsi nei labirinti dei ricordi. Cancellare quel senso di vuoto, provarci, almeno. Una rappresentazione teatrale di un amore negato. “Tu mira al cuore” è un colpo secco, un dolore improvviso. Necessario. Imprevedibile. E’ un sogno lasciato a metà, tra alibi e realtà. Nella canzone “Non aprire quella porta” si sente l’eco di sguardi in fiamme, che si spengono. Un amore che svanisce, istante dopo istante. Una clessidra che frantuma sogni e illude certezze. E’ la fine. “Dal cuore in bilico” in luoghi misteriosi e dimenticati. Dove i passi solitari, sanno di ricordi. Perdersi, provare a ritrovarsi, nei giorni che si accavallano, lenti e inesorabili. Una melodia attraente e orecchiabile. “E tu lo chiamo amore” è il segno tagliente di un amore impossibile, gli ultimi scampoli di un sogno che si infrange. Come onde distrutte su scogli, come dolci appigli, che saprai che moriranno un attimo dopo. Il male che si cerca di consolare, sapendo che è impossibile farlo. Le ferite resteranno. Il pezzo più struggente dell’album è certamente “L’abito di scena” , come una lama che taglia la pelle, e arriva fino all’anima. E’ un urlo. Uno sfogo, ma anche una richiesta d’aiuto, una denuncia, una risposta. Bella e coinvolgente. Parla del passato, cerca di lasciarlo alle spalle. Ma i ricordi sono sbarre, il pubblico un guardiano. Attento e pronto a non farti sfuggire. E’ un segnale forte, che l’artista racconta con sincerità, in un ritratto e un autoritratto emozionante e graffiante, un pezzo che fa riflettere sulla ferocia del mercato discografico, che calpesta e travolge, quando non si è più utili. “Io vivo” è un soffio di luce, un’immagine che racconta un amore, vero, sincero. La ricerca di un volto, di due pensieri che si fondono per diventare una cosa sola. Il brano “L’aquilone” è un duetto di Anonimo Italiano e Amedeo Minghi in un brano malinconico e struggente, una vena di amarezza, che diventa un volo, una ricerca di un orizzonte nuovo, perso tra le parole di una poesia. L’album “Five” è un bel disco, ricco di poesia e sentimenti, arricchita dalla voce di Roberto Scozzi, che riesce ancora a far vibrare le corde oscure dell’anima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *