È tempo di bilanci. Questo è stato un anno complesso. Soprattutto per quanto riguarda il tema lavorativo, ma di cui ho già abbondantemente parlato. Un anno che mi ha coinvolto nel ruolo di papà e che ancora mi trova impreparato nel rendermi conto di quanto Beatrice stia crescendo in fretta e di quanto ci si scontri con le proprie, di paure. Dal lavoro, alla salute, ai sogni che inevitabilmente devono essere messi da parte per dare spazio alle priorità. Questo concetto porta dritti verso il tema della scrittura. Quest’anno non sarò al Salone del Libro. Era prevista l’uscita di un nuovo romanzo, uscita che non ci sarà. Questa è stata una scelta sofferta, ma inevitabile. Sia perché il tempo è sempre meno, visti i cambiamenti in atto, ma ovviamente il tempo non è la sola motivazione. Non è un segreto che avrei desiderato che soprattutto l’ultimo romanzo ottenesse risultati migliori, da qui è nata un’analisi a trecento sessanta gradi per capire cosa non funzionasse. E ho capito che per molte cose devo ripartire da me. E questo discorso vale in generale su tutte le cose importanti. Proprio per questo ringrazio chi nella mia scrittura ci crede, che mi segue nonostante tutto, chi mi ha aiutato a migliorare nei punti che mi erano meno chiari e a tirare fuori una parte di me in grado di raccontare una storia nuova, in un modo diverso. Non credo che la mia voglia di scrivere si concluda con il mio Salone che non ci sarà, ma che bensì ripartirà proprio da lì. Credo che per migliorare serva lavorare, in silenzio, lontano da tutto e tutti. Superare le delusioni mettendoci l’anima nelle cose, studiando, approfondendo. I momenti di crisi spesso servono più dei riflettori. Per questa volta non farò programmi per il prossimo futuro. Ma il mio obbiettivo era, è e sarà costruire.
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Text by Daniele Mosca