“In Serbo” è una testimonianza. Una lente di ingrandimento puntata su un evento storico che per molti di noi è poco conosciuto. Parliamo della guerra in Serbia. L’autrice di questo libro è Milica Marinkovic e affronta questa guerra da un punto di vista per molti inedito. L’autrice, infatti, definisce aggressori le forze militari occidentali, di cui anche l’Italia faceva parte. Le storie che Milica racconta pongono l’attenzione sul popolo serbo, su quei civili che la guerra ha trascinato fuori dalle proprie case, dai propri ritmi, dai propri sogni, per vederli morire o nascondersi, cercando di riscoprirsi tra un nascondiglio e l’altro, quando crescere diventa improvvisamente difficile, se non impossibile. Così emergono prepotenti quelle forze che spingono a vivere nonostante tutto, che spingono a ballare nonostante le bombe, a scolpire, dipingere, fino a dare alla luce un bambino. Sentire la voglia di scoprirsi vicini, anche quando il mondo potrebbe scomparire da un momento all’altro. Queste storie sono dolci, ma allo stesso tempo feroci. Una doppia anima, che caratterizza chi deve resiste, che non vuole soccombere, ma ricostruire i ponti dove qualcuno cerca di distruggerli. I personaggi che Milica dipinge vanno ben oltre la guerra e la storia di un paese, riguardano l’anima stessa dell’uomo, dei suoi equilibri precari e delicati, messi in discussione da cose spesso più grandi di loro. La voce guida di questo romanzo è Mila, una ragazzina di dodici anni che improvvisamente vede svanire la sua infanzia e i suoi sogni di un futuro sereno. Mila deve reinventarsi, reimparare a trovare se stessa. A cercare spazi in cui restare sola, in un mondo che la costringe a nascondersi, anche da se stessa. Il suono delle bombe, le sirene, il suo posto segreto nel bosco. Un mondo in cui è difficile immergersi e anche solo immedesimarsi, perché è feroce, ingiusto, insopportabile. In Serbo racconta l’atrocità silenziosa di un’aggressione. Alla libertà, al futuro, all’informazione, all’idea di un mondo giusto. “In Serbo” è un viaggio da percorrere in silenzio, cercando di capire, di andare oltre quelli che sono i pregiudizi che spesso vengono forniti da una storia raccontata da fonti di parte, come spesso accade alla fine di ogni conflitto. Non c’è un vincitore e un vinto, quando a perdere è il futuro della gente, di un uomo, una donna, un bambino. Non c’è un vincitore e un vinto, quando a perdere è la storia di tutti noi. Questo libro è una testimonianza importante, da leggere e comprendere fino in fondo.