Il movimento NO-TAV ha un’origine antica, il cui scopo era di ribellarsi a un’opera che i manifestanti ritenevano inutile e oltremodo costosa. Sulla base di questo intento il movimento ha organizzato incontri, cercato di intervenire sul progetto originale dell’Alta Velocità in Val Susa per migliorarne l’efficiente, ridurne i corsi e l’impatto sul territorio. Ciò che è poi accaduto è noto alle cronache: a un certo punto di questa storia, il progetto ha comunque proseguito il suo corso e il dialogo con il movimento e soprattutto con i residenti della Val Susa si è prima affievolito, poi è svanito. Attualmente sono in corso le procedure espropriative, necessarie allo Stato per prendere possesso da parte delle aree per la realizzazione dell’opera. Molte sono state le manifestazioni e gli attestati di solidarietà verso le idee No-Tav, alcune sensate, e altre volte ad auto-promuovere comodamente dei potenziali nuovi leader di questo movimento. Quello che resta è un movimento stanco e che fatica a trovare un’identità, ora che i lavori sono iniziati ed è difficile fermare una macchina infernale. I temi sono molti, da quello economico a quello ambientale, ma ognuno di questi ha una matrice comune, che si sposa con una domanda su tutte: perchè quest’opera è così importante da renderla “strategica”?. I dati analizzati dimostrerebbero che il traffico di merci in Val Susa è in netto calo da anni, così come lo è quello dei passeggeri e che esisterebbero altre soluzioni tecniche per utilizzare tratti di tunnel già realizzati, evitando di scavarne di nuovi. Le motivazioni sono tante, ma gli episodi in corso in Val Susa e che hanno avuto luogo lunedì nella stazione di Porta Nuova a Torino (in cui testimonianze raccontano di un’aggressione delle forze dell’ordine sui dimostranti) mettono in luce una tensione crescente e che non sembra volersi placare. Tra i manifestanti ci sono fronti più pacifici e altri che lo sono meno. Non si può negare che la presenza di gruppi anarchici sia molto elevata. Senza alcuna criminalizzazione né per la polizia, né per i manifestanti, bisogna analizzare quanto sta accadendo e soprattutto definire contro cosa il movimento NO-TAV si scaglia. Se è vero che inizialmente l’obbiettivo era evitare la realizzazione dell’opera, è vero anche che ora come ora il movimento rappresenta qualcos’altro. E’ in grado di riunire pensieri e idee diverse, fino a rendere quasi trascurabile l’origine stessa del movimento, che ora si ribella a un uso senza moderazione dei soldi dei contribuenti, del territorio e della buona fede di un intero paese che ancora oggi non sa quale sia la verità sull’alta velocità in Piemonte. Torniamo alla domanda iniziale: perchè quest’opera è così importante, ma soprattutto per chi lo è? Le opere pubbliche in Italia sono sempre state storicamente caratterizzate da importi “gonfiati” da procedure spesso “poco trasparenti”e vinte (a volte con la complicità indiretta di normative malleabili) da imprese con traffici poco chiari. Per molti anni questa procedura ha reso possibile ogni cosa, oliata da politici compiacenti e corrotti. Potrebbe essere una chiave di lettura pensare che ora che il nostro paese ha toccato il fondo del barile e che la gente è stanca di questa mentalità che non ha altri aggettivi se non quello di mafiosa? Un movimento del genere sarebbe certamente considerato scomodo agli occhi di chi non vuole che questo sistema malato si fermi. Ed è da questo punto che nasce la tensione: questa protesta nasconde una motivazione diversa da quella relativa alla sola realizzazione dell’opera in questione: riguarda l’intera mentalità italiana e la volontà degli italiani di trovare una strada nuova. Se il movimento NO-TAV fosse associato a quello dei NO-GLOBAL o degli INDIGNADOS, cosa cambierebbe? Certamente diventerebbe automaticamente più forte, più pericoloso, perchè non riguarderebbe più soltanto una piccola valle, che è ben poca cosa rispetto alla “scala” di un’opera come l’alta velocità, ma l’Italia e il mondo intero. Perchè è sempre così pericoloso che un popolo inizi a pensare e farsi domande? Quello che ci si augura è che nessuna politica si impossessi dell’idea che c’è alla base di questo movimento. Non sia Grillo, la cui moralità è discutibile. Non sia il Pd, la cui mentalità è ancora lontana dal popolo e non lo sia nessuna delle linee politiche attualmente in gioco. E se fosse proprio l’idea anarchica quella che (almeno in questo caso) è più corretta per sostenere questo tipo di pensiero? Sarebbe troppo semplicistico se così fosse. La bandiera dei NO-TAV è spesso considerata “trasversale” rispetto alla politica, all’economia ma è specchio di un risentimento di un popolo stanco e anestetizzato, quindi forse questo movimento non è stanco: forse si sta soltanto trasformando.