Credo sia capitato a molti autori emergenti di fare chilometri e chilometri per raggiungere una libreria disposta a ospitare una presentazione di un romanzo. É una bella sensazione, c’è aspettativa, speranza di parlare del proprio lavoro a gente nuova. Dentro c’è sempre quel timore, giustificato dalla consapevolezza che fuori dalla tua realtà non ti conosce nessuno, che potresti parlare alle sedie vuote. Allontani quel pensiero e ti concentri sulla strada che manca. Sulle parole che dirai. Sei consapevole del rischio, ma sei convinto che tutto andrà bene. E invece capita che non vada esattamente così, che ci si trovi nella libreria con soltanto gli adetti ai lavori. Con il libraio di turno che non sembra rendersi nemmeno conto della sensazione che stai provando e che è convinto che sia tutto normale. Capita di farla lo stesso, quella presentazione. Ingoiando la delusione, cercando di non far emergere il fastidio che stai provando. Già perché se è pur vero che il libraio ti sta ospitando, è altrettanto vero che aveva decantato “un bel giro di persone che ruotano attorno alla libreria”. Ma fai finta di niente, termini la tua presentazione e ti aspetti che qualcuno ti dica “mi dispiace, sarà per la prossima volta” e invece no, ti accorgi che il libraio ti ha preso in antipatia perché forse non lo hai celebrato abbastanza. Vi chiederete perché io stia raccontando questo anedotto, perché credo sia giusto raccontare che dietro la pubblicazione di un romanzo ci sono anche tante sofferenze e delusioni, spese, perché girare costa, sogni infranti. E poi perché trovo corretto che alcuni personaggi scendano dal piedistallo che credono di meritare e facciano un bagno di umiltà. Ma dubito che le persone di cui parlo possano rivedersi, la presunzione oscura sempre molte cose. Soprattutto la realtà dei fatti.