Non avevo ancora visto Joker. Una storia che usa la metafora della diversità in modo impeccabile. Un uomo che soffre di disturbi mentali viene deriso, discriminato, trattato con sufficienza. Gli eventi lo porteranno a compiere atti sempre più violenti e “spettacolari”, fino a portarlo a realizzare il suo più grande sogno, eseguire uno sketch comico in televisione. Ma gli atti di quest’uomo ispireranno un esercito di persone, che inizieranno a vederlo come un esempio. Ed è così che la città e il mondo inizieranno, forse per la prima volta, a vederlo davvero. Un viaggio in quello che va oltre la semplice metafora, che accende i riflettori su quelle che sono le fobie, gli isterismi, le follie di una società che sempre più spesso non riesce a vedere i propri difetti, legittimando la violenza come un qualsiasi altro modo di comunicare. Un elogio alla solitudine mai voluta. Un inneggiamento, però, alla ricerca di se stessi, alla propria felicità, che è appunto, un viaggio soggettivo e relativo.