Credo che un bravo editore debba dare un valore aggiunto al libro che sceglie di pubblicare, credere nel proprio prodotto e certo non metterlo sullo stesso piano di cose che con la letteratura non c’entrano niente. Credo che debba avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti. Studiare. Reinventarsi. Non basarsi sulla logica elementare che un autore emergente debba “vendere” ai suoi amici e quando questi sono finiti, ricominciare con un altro libro. Sicuramente chi supporta un autore emergente é fondamentale, ma solo per iniziare a camminare, non per foraggiare improbabili meccanismi perversi. C’è una bella differenza tra marketing e mercato del pesce. Credo che un editore debba essere serio e capace e che sia perfettamente inutile mettersi in vetrina come una scultura del Bernini se poi si é soltanto un vaso cinese. E, per finire, credo che il lettore sia sacro e che come tale vada trattato, senza violentarlo o costringerlo a comprare prodotti che non vuole. La serietà non ha bisogno di molte parole.