Note a margine.
Come l’argine di un fiume, quando l’acqua inizia a salire. Quando dormire, infondo non serve a niente. Scandire bene un nome, il proprio. E poi lasciare che quell’ultima lacrima inondi anche l’ultimo pensiero. É notte, e ho ancora voglia di camminare. E di sentire questo freddo che non capisco mai se viene da fuori, o da dentro. Note a margine, perché di pagine, ne ho già scritte tante. E ho paura, sí. Ho paura anche io. Di guardarmi dentro e di non trovarci più nulla. Come dopo un furto. Di scoprire che mi va bene tutto così. Che non voglio più lottare. Sí, ho paura. Del buio, ma non di quello in cui non si vede niente. Del buio dell’apparenza. Del buio che poi é un vuoto, dentro. Paura di rendermi conto di essermi perso. Di avere sbagliato strada. Noi, siamo la nostra stessa poesia. Senza la nostra anima, ma cosa scriviamo a fare? Siamo soli, certo. Ma chi non lo é, infondo? Note a margine, perché la voragine, é inconcludente. Quando l’argine si rompe, si dovrebbe saper piangere. Avere il coraggio di farlo. Quando anche l’ultima lacrima é cristallo, non resta che aspettare. Che ci sia ancora musica. Ancora note, a margine.