Sulla banchina,
di fronte a un oceano pensieroso.
Accanto a me, un amico.
Dall’altra parte del mare,
un mondo che naufraga.
Due occhi accesi,
ricordi spesi.
Ingannati come noi.
La statua della Libertà,
in lontananza.
Una prigionia, nell’anima.
Inchiostro.
Il vento soffiava forte,
sulle vette dei grattacieli.
Il mio amico mi parlava,
io avevo smesso di ascoltare.
In quel momento ero davvero solo.
Sarebbe bastato scrivere,
per costruire una trama.
Ma il rumore dell’oceano era più forte.
Copriva ogni cosa.
Anche ciò che pensavo.
Perché liberi, non lo si è mai davvero.
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Text by Daniele Mosca