L’uomo che si fa chiamare uomo.
Costruisce prigioni, senza sbarre.
Toglie la vita dagli occhi,
confinandoli nei lividi.
Coglie nel segno, sin sotto la pelle.
Perché la ferita è il gioco sottile.
L’uomo che si fa chiamare uomo.
È l’abile attore, che sa fingersi vittima.
È il vile carnefice dalla lacrima facile.
La sinfonia venuta male.
La mano pesante, su una scusa leggera.
Ma tu non spegnerli i tuoi occhi.
L’uomo che si fa chiamare uomo
Dentro di loro leggerà di non esserlo.