1984, il capolavoro di George Orwell

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Leggendo “1984” di George Orwell ho percepito sensazioni contrastanti. Se da un lato la storia della ribellione a un sistema totalitario di Winston Smith, tentando di unirsi a una corrente reazionaria, può suscitare interesse, dall’altra getta ombre e dubbi sulla natura umana stessa.
Winston scopre quelle emozioni che il regime vuole eliminare, il sesso e in qualche modo scopre qualcosa di molto simile ai sentimenti.
1984 rappresenta, però, anche la storia di un inevitabile tradimento e forse una proiezione della nostra realtà. Ora, tra l’altro, mi è più chiaro il motivo per il quale questo libro sia il più citato dai complottisti. Il punto inquietante non è tanto il tema della manipolazione e della distruzione dell’individualitá, che molti complottisti potrebbero ritrovare nei libri di storia, quanto la descrizione dell’essere umano e del potere. In particolare cosa è in grado di fare l’uomo in suo nome. Il potere è come un dio occulto, che non ha occhi che per se stesso. Questo romanzo nasce dai postumi dei regimi a noi noti e prova ad anticiparme il successivo. Sono passati molti anni da quando questo capolavoro è stato scritto e mi chiedo, quante volte è stato citato e quante volte letto davvero? Perché, leggendolo, non parla di un complotto o del Grande Fratello, ma di noi. Delle nostre paure, che però siamo capaci di tradire, forse per una variante della libertà. Il romanzo costringe a porsi delle domande: quanto capiamo e conosciamo cosa ci fa paura? Come potremmo accorgersi che alcune cose apparentemente sembrano comode e sicure potrebbero rivelarsi pericolose, celate da un volto o in un solo sguardo?
Complottisti del mondo, unitevi. Ma questo libro è da comprendere, semmai, più che da citare. Perché raccontano un mondo in realtà amatissimo e desiderato dai leader osannati proprio dai complottisti. Che valga la pena leggerlo, un libro, prima di citarlo a casaccio?

E parliamo di Biancaneve, il nuovo film Disney

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Gli algoritmi sono spietati. Lo sanno che ho visto Biancaneve e da due giorni mi mostrano commenti impietosi e recensioni estremamente negative di questo film Disney. Per curiosità ne ho lette un po’ e la maggior parte delle critiche si concentra su un fattore: Biancaneve non sarebbe del tutto bianca e l’attrice che interpreta la Strega, Gal Gadot, sarebbe molto più bella di quella che interpreta la protagonista, Rachel Zegler, e questo comporterebbe problemi nella valutazione dello specchio magico. E dopo aver pensato che si tratta di pietoso sessismo, mi è sembrato necessario esprimere un pensiero. Il film ha una trama che ho trovato decisamente convincente e che ridisegna la storia in una modalità assolutamente più moderna e scevra del pregiudizio, ma soprattutto delle ipocrisie, delle versioni precedenti. Penso a quello che nella storia originale era un principe e qui è un rivoltoso che osteggia il regno. Ma la cosa più interessante è proprio aver messo al centro il concetto di bellezza, che viene descritta come completa, sia esteriore, sia interiore, riferita a un’integrità morale, all’importanza dei valori di rispetto, declinati come gentilezza. Gli attori interpretano bene le proprie parti, nani compresi. E qui ci sta che non vengano più chiamati in questo modo, con buona pace di chi pensa il contrario. È molto bello lo scontro verbale tra la protagonista e l’antagonista nella scena della riconquista del regno e decisamente convincente inserire un concetto chiave: una principessa non ha bisogno del principe azzurro per essere regina. Un concetto semplice e chiaro per raccontare ai bambini che ognuno può essere ciò che desidera essere, che la bellezza non è solo quello che vedono gli altri, ma quello che tu vedi nello specchio. Un messaggio importante per i piccoli, ma a questo punto anche per molti grandi, che qualche problema cognitivo dimostrano di averlo anche in questo caso e qui non è certo colpa degli algoritmi. #Biancaneve

“Il ritorno del killer”, il romanzo di James Patterson

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Il ritorno del killer di James Patterson è un romanzo piacevole, con una trama scorrevole. Il protagonista è il detective Alex Cross, che in questa storia affronterà un suo vecchio nemico, Kyle Craig, che, dopo essere evaso dal carcere, medita una feroce vendetta per averlo fatto rinchiudere. Si sovrappongono diversi casi, uniti da un filo conduttore.
Per quanto si tratti di un buon romanzo, non mi ha particolarmente colpito, anche a causa di un finale probabilmente troppo sbrigativo. Nel complesso il giudizio è positivo.

Il nome giusto delle cose

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Associare la festa della donna alla violenza sulle donne è scorretto e non dovremmo nemmeno più evidenziare l’importanza delle donne nel mondo del lavoro, perché è oggi giustamente una normalità, per lo meno dalle nostre parti. Il femminicidio era ed è sempre stato un reato. Cambiare il nome alle cose non ci rende migliori, se alla base rimane una cultura deviata che proprio non riesce a vedere uomo e donna esattamente sullo stesso piano, sul piano sociale, politico, lavorativo e nella vita, in generale. Purtroppo questo passaggio non può essere fatto tramite decreto. Sicuramente è utile la sensibilizzazione sul tema, ma allo stato dei fatti sono i dati che parlano. Quelli che vedono le donne meno presenti sul mondo del lavoro e sugli stipendi che in molti settori non sono ancora equiparati. Pertanto se proprio oggi devo fare un augurio è quello di parlare di questo tema senza ipocrisie e giochi di parole. Potevo metterla più in poetica, ma servono più fatti e meno chiacchiere, perché il fiorellino regalato oggi, domani sarà morto, ma i fatti, no. Quelli restano.

Immagine generata con AI.

“Il giorno della verità”, il romanzo di Michael Connelly

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“Il giorno della verità” di Michael Connelly segue il romanzo “La verità dell’innocenza” e anche in questo caso vede in azione due personaggi chiave della narrazione di Connelly, ovvero l’avvocato Mickey Haller e il detective Bosch. Una trama ricca di colpi di scena, con una trama architettata con maestria. Il romanzo, tuttavia, non mi ha particolarmente colpito come il precedente capitolo, ma resta una lettura di altissimo livello per chi apprezza i legal thriller. Rispetto alla trama della serie tv, si sente la mancanza di Cisco e Lorna, che nei romanzi hanno ruoli marginali. E penso sia un peccato. Altro parametro discordante è il carattere di Mickey Haller, che risulta essere a tratti odioso e fa perdere empatia nei suoi confronti. Anche qui è un vero peccato. Detto questo, parliamo di un bel romanzo.

Cuoricini

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Il tema difesa europea è delicato, ma parlarne è necessario. L’opposizione e parte rilevante della maggioranza ha scelto di giocarsela con pace a tutti i costi e personalmente non sono per nulla d’accordo. Allo stato attuale, senza la garanzia Nato, costruire un sistema di difesa è necessario, perché occorre ripristinare presto il sistema di deterrenza che fino a oggi ha funzionato, anche grazie alla leva nucleare. Ergo, serve un sistema di difesa per garantire la pace. Ha funzionato così dal post seconda guerra a oggi, non vedo perché restare inermi possa rappresentare una soluzione valida. Non sono invece d’accordo sull’invio di eserciti europei in Ucraina, perché questo è sempre stato un punto fermo sin dall’inizio dell’attacco russo all’Ucraina (e lo ripeto, è stato un attacco russo a un paese libero.)
Per quanto ritenga la politica trumpiana come miserabile e infame, può essere vista come un’occasione perché l’Europa sviluppi una sua identità, a prescindere dalle minacce russe o americane. Situazione surreale, ma questa è. Un pensiero sulla politica in generale, bisogna farlo. Non può continuare a essere solo un esercizio di recupero voti e applausi. La politica ha la funzione di costruire prospettive e visioni di futuro. La politica deve smettere di pensarsi come un covo di influencer alla ricerca di like o cuoricini, che va più di moda. Questo scenario è il frutto di questo approccio che va cambiato. Perché in fondo lo sapevamo tutti che una via di fuga a Putin andava prima o poi offerta, per quanto questo scenario possa risultare eccessivo e scorretto, va gestito. Urlare alla pace a ogni costo non è utile a nessuno. Servono fatti, non un continuo chiacchiericcio, a favore dei cuoricini.

Fonte foto: web

La politica dell’infamia

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Il faccia a faccia tra Zelenky e Trump e il vice Vance è stato da una parte vergognosa, dall’altra preoccupante. La deriva del populismo ci ha condotti a un mondo di sbruffoni e prepotenti che pretendono di imporre la loro veritá, quale essa sia. Preoccupante è parlare di Terza Guerra Mondiale con la semplicità con cui si parlerebbe della sagra della verza.
Zelensky rappresenta il popolo di un paese aggredito e che difende la propria libertà. E questo non bisogna mai dimenticarlo. Va rispettato. Il paradosso per il quale sarebbe stata l’Ucraina ad attaccare la Russia è surreale, anche considendo gli eventi del 2014. Per non parlare della Crimea. Intollerabile provare a rimettere Putin tra i buoni. È troppo tardi per un Capo di Stato che ha fatto bombardare interi palazzi abitati da civili. La politica di Trump è chiara, rompere con l’Unione Europea, metterla in mezzo a due delinquenti per sottometterla. Esattamente la scena vista ieri. Dopo aver lacerato la storia russa, stiamo vedendo sgretolarsi anche quella americana, con il chiaro intento di distruggere anche la nostra.
Questa volontà di riscrivere la storia è in corso da tempo e in tutti i paesi del mondo, anche nel nostro paese. Il coro di tifosi di Putin sbraita da parecchio e lo abbiamo visto pronto a sottomettersi. Per quanto riguarda il rapporto di sudditanza con gli Stati Uniti è cosa nota, anche economicamente per gli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Per l’Unione Europea è arrivato il momento di diventare grande e di emanciparsi e non è una questione di destra o sinistra. È una necessità. Per farlo serve partire dalla democrazia e dalla difesa della libertà. Senza se e senza ma.
Alla destra, così come alla sinistra serve liberarsi dalle bandiere di un passato che non racconta bellezze, ma sangue. Serve guardare al futuro. Senza questo concetto queste formazioni politiche non hanno più senso di esistere, se non per fomentare orde di tifosi incoscienti. Serve difendere la nostra storia. E un paese come il nostro non può accettare che due gradassi umilino il capo di un paese aggredito. Non può. Anche se questi due gradassi sono americani. È una situazione assurda ed è fuori da ogni dubbio che si debba sempre cercare di raggiungere la pace, ma la resa di un paese aggredito, la svendita della sua libertà, sotto ricatto è davvero troppo.
E lo ribadisco, anche alle anime belle che vorrebbero usare parole piú dolci e accondiscendente nei confronti dei potenti di turno, questo é un comportamento da infami.
Ripeto. Infami.

Avvocato di difesa, il romanzo di Michael Connelly

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“Avvocato di difesa” é il primo romanzo di Michael Connelly con protagonista Michael Haller. Si percepiscono diverse divergenze rispetto alla versione proposta dalla piattaforma Netflix, anche in alcuni aspetti del carattere del protagonista. La trama è molto attraente e costruita in modo eccelso, con colpi di scena e una tensione che si mantiene alta dalla prima all’ultima pagina. Per chi ama i legal thriller è un libro che non può mancare.

Perché mi piace il programma #Oraomaipiú

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Perché mi piace così tanto un programma come #oraomaipiú? La risposta è molto semplice. Tanti anni fa grazie al programma #Musicfarm scoprii niente meno che Franco Califano, un maestro, ma prima di allora non avevo mai capito davvero. Seguii uno dei programmi che rilanció Marco Masini, I migliori anni, in cui Masini tornò alla ribalta interpretando pezzi di altri autori e sfornando poi il nuovo singolo “Io Ti volevo”. Ora o mai più ha riproposto Lisa, il cui album comprendeva la splendida Sempre e Paolo Vallesi. Tutti artisti che ho ascoltato fino a consumarne le audiocassette. Oggi lì ci sono Masini tra i coach e Anonimo Italiano tra i concorrenti. Insomma, in questo programma è come veder scorrere la propria vita, ma anche riscoprirne il futuro. Perché ci sono momenti in cui tutto diventa più oscuro, momenti in cui nessuno si ricorda più chi sei e in cui ti ritrovi improvvisamente solo. Quei momenti in cui devi guardarti allo specchio e convincere prima di tutto te stesso che esisti ancora. Tra i tanti talent in giro, questo ha un sapore diverso e sono convinto che dovrebbe davvero dare la possibilità a questi artisti di tornare a essere ascoltati, cosa che purtroppo non sempre è accaduto, penso proprio a Lisa e Vallesi, che mi piacerebbe riascoltare più spesso, anche se penso che avesse ragione Masini quando cantava e canta “ma la musica è cattiva, è una fossa di serpenti”. Mi piace pensare che la musica sia però più forte di tutto.

Il concetto fuorviante

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Avete ragione, mettere in evidenza questa foto è fuorviante. Le dichiarazioni emerse dal discorso di insediamento di Trump sono elementari, comprensibilissime e dirette, così profondamente coerenti con quanto dichiarato durante la campagna elettorale dal sembrare finzione. Solo che tali non sono. C’è chi gioisce perché Meloni era l’unico referente dell’Unione Europea, nulla da dire dal punto di vista politico, molto più da dire sul contesto generale. Uno scenario in cui viene appoggiato proprio da Elon Musk una potenziale leader tedesca di un partito chiaramente di estrema destra, la quale dichiara che Hitler era comunista è sorprendente. Ma avete ragione, la foto è fuorviante, poi, direte, Hitler era nazionalsocialista, quindi un po’ comunista lo era. Il problema risiede forse in queste semplificazioni, volte a derubricare e depotenziare gli eventi di un passato costruito sulla propaganda e magari a riproporlo quasi come fosse una provocazione. E avete ancora una volta ragione, perché, direte, la prova della provocazione è anche quello che io stesso sto scrivendo. Trump è nuovamente il Presidente degli Stati Uniti, rinvigorito e rinforzato dagli attacchi dei suoi oppositori e osannato dal suo pubblico. Elon Musk, Zuckerberg, Besos, Tim Cook, sono tutti ai suoi piedi. Un esercito di ricchi manager che giocano a riportarci agli anni ’20. Ma scusate ancora, anche questo è un concetto fuorviante.